16 anni di reclusione inflitti dalla Corte d’assise d’appello di Milano, con una sentenza che è stata confermata e resa definitiva solo ieri dalla Cassazione. Questa la sorte di Alberto Stasi, che, secondo la giustizia, uccise la fidanzata Chiara Poggi, uccisa nella sua villetta di via Pascoli a Garlasco il 13 agosto 2007. Così, per lui si sono aperte le porte del carcere di Bollate per scontare la pena.
Il verdetto è stato letto alle 11,30 del 12 Dicembre, dal presidente della quinta sezione penale Maurizio Fumo, un verdetto giunto improvvisamente, poiché l’esito atteso era un altro dopo la non-requisitoria di ieri del rappresentante della pubblica accusa. Secondo quanto si è appreso, Stasi subito dopo aver saputo della condanna è scoppiato in lacrime per poi costituirsi accompagnato dalla madre.
I suoi legali avevano precedentemente annunciato: «Se dovessero condannarlo si consegnerà lui stesso». E lui l’ha fatto poche ore dopo la sentenza.
Mentre aspettava l’esito, il suo avvocato Fabio Giarda raccontava di averlo visto l’ultima volta mercoledì: «Avevo un processo a Bari e dovevo partire, poi sarei arrivato direttamente qui a Roma. Così l’ho incontrato in studio e ci siamo salutati pensando tutti e due che per lui quello poteva anche essere l’ultimo saluto da persona libera…». A sentenza letta, mentre i giudici erano ancora in aula, Fabio Giarda ha commentato molto rammaricato: «Una cosa allucinante», una «sentenza completamente illogica»; «È una pena che non sta né in cielo né in terra e, come ha detto il procuratore generale, se uno ha fatto una cosa del genere deve avere l’ergastolo». Ma Alberto ha avuto 16 anni, più otto anni e quattro mesi vissuti sotto accusa. Anche quando è stato assolto.
Differente la reazione della famiglia Poggi: “Sono emozionata” ha commentato la madre di Chiara, “dopo le parole del procuratore eravamo un po’ pessimisti, ma giustizia è stata finalmente fatta“.
Oggi i suoi legali non potranno raggiungerlo in carcere, per Stasi saranno ore di silenzio, come in silenzio e in lacrime ieri ha saputo della sua condanna.