E’ stata avviata un’indagine sulla morte del pensionato Luigino D’Angelo, suicida dopo aver perso tutti i suoi risparmi, che ammontavano a circa 100mila euro, nel fallimento della banca dell’Etruria.
L’iniziativa è del pm Alessandra D’Amore che ha già disposto una serie di accertamenti come richiesto a gran voce dalle associazioni dei consumatori che hanno puntato il dito contro il decreto salva-banche. Al fascicolo è stata anche allegata inoltre, insieme con l’esposto del Codacons, la lettera che D’Angelo – 68 anni ed una vita da dirigente Enel -ha scritto alla moglie lanciando le sue accuse alla banca Etruria prima di suicidarsi sulle scale del suo villino a Civitavecchia.
Luigino D’Angelo si lamentava già da mesi. Credeva di essere stato raggirato, con il rischio di quelle obbligazioni subordinate – sottoscritte nella Banca Etruria dove era correntista da quando era ragazzo – lievitato da basso ad altissimo.
Il fascicolo è stato aperto d’ufficio esattamente all’indomani del suicidio del pensionato, avvenuto il 28 novembre scorso. Il magistrato ha già acquisito agli atti la lettera lasciata da D’Angelo in cui spiega le ragioni del gesto.
Dopo undici giorni di silenzio, senza che la sua drammatica vicenda sia mai stata resa nota, la sua morte getta ora una luce sinistra sull’operazione Salva-banche, che il 23 novembre scorso, azzerando le obbligazioni subordinate, ha consentito la sopravvivenza di quattro istituti di credito in crisi: Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti e Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio.
Passata una settimana d’inferno, schiacciato dalla disperazione, D’Angelo ha deciso di farla finita: solo in casa, si è impiccato al balconcino interno. Alle cinque del pomeriggio la moglie è tornata nella villetta e si è trovata davanti la terribile scena. Ma c’era anche quel biglietto a confermare i suoi sospetti sulle ragioni che avevano spinto il marito a togliersi la vita.
“Chi ha sbagliato deve pagare” a scriverlo sono: Adusbef e Federconsumatori in una lettera aperta al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Missiva in cui chiedono le dimissioni del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e di Carmelo Barbagallo e alla Procura di Civitavecchia di indagare Bankitalia e Consob.
Ad oggi, la moglie del pensionato, Lidia, trovatasi vedova, avrebbe spiegato di essere ora preoccupata dalla possibilità che la banca possa presentare un’eventuale controdenuncia. E anche se ha chiesto «un po’ di tranquillità» ai giornalisti che la aspettano davanti casa Lidia risponde a qualche domanda: «Andrò avanti? Se ce la farò sì. Io non posso dare consigli a nessuno, semmai ne avrei bisogno io».
Fra i commercianti e i vicini di casa dell’uomo, c’è chi ricorda quell’uomo sempre più provato che non parlava di suicidio ma era comunque sconvolto dagli eventi che stava vivendo e che pian piano lo stavano travolgendo, anche prima del decreto Salva-banche e della cancellazione dei suoi risparmi.