La notizia tanto temuta sembra trovare riscontro nella realtà nel corso delle ultime ore, concorrendo ad intristire ancor più la nostra nazione per quanto accaduto in Francia.
Un dolore figlio di un’immane tragedia che assume dei tratti di incredulo sconcerto ancor più marcati e partecipati, adesso che sappiamo per certo che nell’ambito dell’efferato attacco terroristico messo a segno nel teatro “Bataclan” ha perso la vita anche una nostra connazionale.
Si tratta di Valeria Solesin, 28enne, veneta, uno dei tanti “cervelli in fuga” figli illegittimi di una generazione che tra le mura del “Bel Paese” poco o nulla può sperare di arrancare per costruire delle solide fondamenta sulle quali aizzare un roseo futuro. Valeria aveva così puntato sulla Francia. Con un papà direttore scolastico, Valeria si è diplomata con ottimi voti al Liceo scientifico “Benedetti” di Venezia nel 2006 e successivamente si è laureata in Sociologia all’Università di Trento dove ha conosciuto il fidanzato Andrea.
Da 4 anni lavorava come apprezzata ricercatrice e dottoranda all’Istituto di Demografia dell’Università Paris 1, la Sorbona. La sua specializzazione all’Istituto di Demografia riguarda i temi legati alla famiglia e ai bambini, oltre alla comparazione sociologica tra il sistema francese e quello italiano. A Parigi aveva lavorato anche seguendo i barboni della città, a riprova della sua voglia di conoscere in tutte le sfaccettature le realtà che andava a studiare e frequentare. Papà Alberto, mamma Luciana e il fratello Dario, oggi, dopo meno di 48 ore di angoscia, devono fare i conti con la tanto temuta realtà. La ragazza 28enne era dispersa dopo l’attacco al teatro Bataclan a Parigi.
«Mi pare di capire che sia morta già venerdì», aveva detto all’agenzia Adnkronos il padre della studentessa veneziana. «Non abbiamo avuto nessuna notizia dalla Farnesina – ha aggiunto il padre di Valeria – ma lo abbiamo appreso attraverso il fidanzato e gli amici che hanno seguito la vicenda lì a Parigi e avrebbero avuto notizie della sua morte».
All’obitorio lungo la Senna i corpi delle vittime vengono mostrati ai parenti da dietro un vetro, e sono al momento identificati con un numero. Dove possibile associato anche al nome delle 129 persone scomparse nella tragedia. Ma all’entrata secondaria continuano ad arrivare i furgoni grigi del servizio funerario, facendo temere che il bilancio possa appesantirsi.