Un pc portatile “old style”, ragazzi di età compresa tra i 15 e i 25 anni, il Rione Conocal di Ponticelli e i vicoli di Forcella, arteria cruciale del centro storico cittadino, l’arresto del leader della paranza dei bimbi.
La fusione di questi elementi, delinea e riproduce un tracciato ideologico sostanziale della forma mentis dei giovani radicati nel tessuto sociale delle cosiddette “realtà a rischio”.
In seguito all’arresto di Lino Sibillo, infatti, abbiamo consegnato per qualche ora un pc portatile a gruppi di ragazzi radicati nei suddetti contesti, chiedendo loro di riempire la pagina bianca che avevano dinanzi con un pensiero relativo alla cattura del capo del clan dei baby-camorristi.
La sicurezza consegnata dalla certezza dell’anonimato, il fascino insito nell’esplorazione di un’esperienza inedita e soprattutto il più o meno consapevole desiderio di confessare, aprirsi, raccontare quello che, nella maggior parte dei casi, non può essere esternato a voce alta. Questo è quanto raccontano le testimonianze, gli sfoghi, le confessioni dei ragazzi di Napoli: aspiranti camorristi, uomini del sistema già affermati, ragazzi comuni che devono strizzare l’occhio alla camorra per “campare quieti”, ragazzi scaltri che crescono in fretta, con una gran voglia di riscattarsi o di perdersi tra le fitte briglie di quella trama di potere che troppo spesso tiene in ostaggio le loro vite, segnandone in maniera perentoria ed imprescindibile i destini.
“Ha perso la faccia facendosi trovare vestito da bravo ragazzo è come se avesse rinnegato il suo ruolo di boss. Non è vero che l’immagine non è importante, tanti ragazzi come me portano la barba e i capelli come loro. Cambiando look per non farsi scoprire ha dimostrato che per lui era più importante salvarsi la pelle che dimostrare fedeltà al sistema. È stato una grande delusione.”
“Riuscire in così poco tempo e all’età sua a scavalcare i capi che comandano Napoli da sempre, dimostra la sua forza. Lino Sibillo è il Lorenzo Insigne della camorra.”
“Il suo potere non finirà mai, anche se lo chiudono in galera e butteranno la chiave.”
“Io non sono a favore di questi finti guappi che per sentirsi dei tipi buoni pensano di poter uccidere senza rispettare le regole.”
“E adesso che l’hanno arrestato magari pensano che hanno sconfitto la camorra.”
“Lino era uno che andava rispettato perché non è il “chiattone scemo” che sembra nelle foto dell’arresto. Lino era uno che camminava con il ferro sempre carico in tasca e se lo doveva usare non ci pensava più di tanto.”
“Lino ha dato una speranza a noi giovani, ci ha fatto capire che se ci ribelliamo possiamo conquistare pur noi il potere. Questo dipende sempre, però, se tieni “le palle”. Se non le tieni sei destinato a fare il guagliunciello di qualche clan per tutta la vita, senza mi prenderti una soddisfazione.”
“È normale che per chi sta dall’altra parte Lino è un personaggio da condannare. Come Bodo, come Fraulella. Ma io penso che è la paura a parlare, perché gente come loro o si rispetta o si teme.”
“Tutti abbiamo pensato che non sarebbero mai riuscito a prenderlo. Due manette non possono fermare il potere di un boss che ha dimostrato di avere le palle.”
“Dopo la morte di suo fratello, doveva capire che era meglio se cambiava vita. Gli è andata bene che lo hanno arrestato e che non ha fatto la sua stessa fine.”
“E se si scopre che è stato lui a comandare la morte di quel meccanico di 21 anni che succede? Teneva gli stessi anni miei e non aveva niente a che vedere con la camorra. Queste cose non dovrebbero mai succedere. E poi loro dicono che ci proteggono…”
“La camorra è più forte di tutto. Per uno che ne arresti, ci sono già altri 10 camorristi pronti a prendere il suo posto. La camorra non morirà mai!”