Il giorno dopo il brillante arresto di Lino Sibillo, il boss a capo della “paranza dei bimbi” di Forcella, a tenere banco sono le notizie, ufficiali ed ufficiose, legate alle indagini investigative e soprattutto all’interrogatorio dell’artefice principale della faida di camorra che ha tenuto in ostaggio i vicoli del centro storico cittadino nel corso degli ultimi mesi.
Le aspettative, in quest’ultimo caso, sono state clamorosamente deluse. Sibillo si è nascosto dietro un muro di silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere, nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto stamani nel carcere di vocabolo Sabbione.
Il giovane, assistito dall’avvocato Riccardo Ferone, è stato interrogato per rogatoria dal giudice Natalia Giubilei. Come spiega il legale, Sibillo «era arrivato a Terni da pochi giorni, ospite di alcuni zii che da qualche mese hanno avviato un’attività imprenditoriale in città in un contesto assolutamente lecito». Mercoledì scorso era stato bloccato non lontano dal centro di Terni, mentre era in macchina insieme a una cugina, dopo che i poliziotti della squadra mobile avevano individuato il suo nascondiglio, ubicato nel centro cittadino. «L’ordinanza di custodia cautelare era stata emessa a giugno – ha dichiarato ancora l’avvocato di Sibillo – immagino che la procura di Napoli sia in procinto di chiudere il processo. Noi valuteremo se accedere al rito abbreviato, viste le numerose contestazioni».
Una decisione, quella di non rispondere alle domande degli inquirenti, che sposa in pieno quel credo camorristico che vuole che sia esattamente questa la condotta da adottare in circostanze simili.
Collaborare con la giustizia è da “infami” ed equivale a rinnegare il proprio senso d’appartenenza al sistema.
A suggerire quello che Lino non vuol raccontare, ci pensano, quindi, un telefono e un i-Pad, stimati essere un possibile archivio dell’ex superlatitante di Forcella, considerato erede dei Giuliano insieme alle famiglie Brunetti e Amirante e accusato di tentativo di omicidio e associazione mafiosa.
Due elementi cruciali, sui quali si ancora l’inchiesta relativa alla rete di appoggi logistici che avrebbe protetto Lino durante i cinque mesi di latitanza.
Quel cellulare e quel computer di ultima generazione, rinvenuti in seguito alla perquisizione all’interno dell’appartamento in cui Sibillo soggiornava a Terni, maturata successivamente al suo arresto, sono stati sigillati e offerti ai laboratori informatici, per verificare eventuali contatti segreti del leader dei baby-camorristi. Gli uomini in divisa, inoltre, hanno trovato un passaporto rilasciato in Germania nell’aprile del 2015, prima che il 24enne si rendesse latitante, ma quando era già nel pieno esercizio delle sue facoltà di capo della paranza dei bimbi.
Rinvenuto anche un documento provvisorio rilasciato dalle autorità di Berlino appena qualche tempo fa. In questo caso, si tratta di atti e documenti rinvenuti nell’abitazione della suocera di Sibillo lo scorso 10 agosto, in un appartamento in zona Pietro Colletta, indicato come suo probabile covo. In quella circostanza furono sequestrati anche sei telefonini cellulari, nove pizzini con somme di denaro indicate, 3.760 euro e molti oggetti preziosi. Un elenco di elementi ed indizi che addizionati potrebbero concorrere a conferire un contributo prezioso alle indagini.
Non potendosi avvalere della collaborazione del capo dei baby-camorristi, gli inquirenti metteranno al setaccio gli elementi recuperati nel corso delle perquisizioni per comprovare l’impegno di Sibillo nell’alacre guerra contro gli acerrimi rivali del clan Buonerba per la gestione delle piazze di spaccio e il controllo delle attività di estorsione e racket, inoltre, Lino avrebbe condotto in prima persona, alcuni raid armati in via Oronzio Costa, tra i quali anche possibili conflitti a fuoco a scena aperta. Inoltre, gli inquirenti cercano di far luce in merito al coinvolgimento del giovane Sibillo in relazione all’omicidio di Luigi Galletta, il giovane meccanico assassinato per un probabile “sgarro” inferto proprio alla paranza dei bimbi.
È stato Lino Sibillo ad ordinarne la morte?