Il buio della notte si vede nuovamente perforato dal freddo e tagliente rumore degli spari.
Spari concepiti per generare terrore, per urlare a gran voce la propria belligerante supremazia.
Accade lungo le strade del quartiere Capodimonte.
Un’autentica “scena da Gomorra” quella realmente andata in onda intorno alle 19, in via Sant’Antonio a Capodimonte, lungo i canali della concitata vita reale che si respira all’ombra del Vesuvio.
Un raid camorristico in piena regola: due moto di quelle grosse, potenti, a bordo delle quali viaggiavano quattro uomini armati di pistole dalle quali hanno fatto partire almeno cinque colpi in aria.
Spari rivolti al cielo, non per sfidare l’Onnipotente, ma per conclamare un’egemonia, la loro egemonia e quella del clan al quale appartengono. Spari simili a ringhiate volte a demarcare, rivendicare e sottolineare il dominio territoriale.
“Qua comandiamo noi, questa è zona nostra”: questo significano quegli spari.
Per la gente comune, avvezza a non confrontarsi con tanti come né perché, quegli spari ricoprono solo il suono, l’odore e il sapore della paura. Quella che ti esorta a scappare e che ti sussurra all’orecchio che non stai quieto, perché, stasera, lungo quella strada, hanno sparato in aria. Domani, chi lo sa…