Una vicenda tristissima, quella che vede protagonista una ragazzina di undici anni portatrice di handicap e malata di Aids, alla quale è stato negato l’accesso a scuola a Trentola Ducenta. Ma questa è anche la storia di una madre, una madre affidataria disperata, che dopo anni di mancata accoglienza da parte degli istituti scolastici decide di scrivere una lettera al ministro dell’Istruzione.
La piccola era stata inizialmente accettata dall’istituto, e il fatto che fosse disabile non le precludeva, ovviamente, tale possibilità. Quando però sono arrivati i documenti sanitari per completare l’iscrizione, i dirigenti si sono accorti che la bambina era anche malata di AIDS. A quel punto hanno detto che la ragazzina non poteva frequentare la scuola perché non vi era più il posto disponibile, suggerendo come alternativa l’apprendimento a distanza.
La bambina in questione ha una storia familiare alle spalle già di per sé drammatica, ed è arrivata nella comunità dopo essere stata rifiutata da altre istituzioni. Era molto felice di poter frequentare la scuola media statale. “Ogni mattina era pronta con lo zainetto sulle spalle per andare a scuola e oggi non lo è più”, si legge nella lettera indirizzata al ministro dell’Istruzione. Ma purtroppo si assiste all’ennesimo rifiuto, frutto di una società carica di pregiudizi e paura.
“La bambina ha diritto di crescere in classe come tutti gli altri”, affermano a gran voce i genitori affidatari, convinti che il rifiuto della scuola sia dovuto al fatto che la bambina sia malata di AIDS, e non all’assenza di posti, come invece hanno fatto credere i dirigenti scolastici. “È chiara la discriminazione perpetrata nei confronti della bambina da parte della scuola statale”, denunciano indignati.
Il ministro Giannini ha raccolto l’appello lanciato dalla mamma della piccola: “Quella bambina, che io chiamerò Francesca, entrerà in classe nei prossimi giorni. E quella città della Campania darà tutte le possibilità per farla rientrare a scuola, e se il dirigente scolastico che ha rifiutato la sua iscrizione, non per un ritardo tecnico, ma per altro, allora pagherà per le sue responsabilità“.
La vicenda era già stata denunciata dalla vicepresidente del gruppo Sel di Montecitorio, Annalisa Pannarale, componente della commissione istruzione: “La notizia lascia sgomenti e increduli – aveva dichiarato Pannarale – l’idea che una bambina, già provata da percorsi familiari complessi e difficili, possa essere discriminata perché portatrice di una patologia è di una violenza inaudita. Una cosa indegna per un paese civile. Ho presentato una interrogazione alla Giannini. Intervenga subito“.
Oltre a loro, ci sono anche altri che sostengono questa causa: tra i “supporters” della bambina infatti si annoverano il Tribunale dei Minori, la Procura, gli assistenti sociali incaricati del caso, l’ASL che segue la piccola, e il Vescovo di Aversa. Quest’ultimo avrebbe dato la sua disponibilità ad accogliere la ragazzina presso una struttura scolastica nella Diocesi.
Ricordiamo infine, che lo stesso presidente della Repubblica Mattarella, aveva sottolineato con forza che «la scuola è inclusione». E proprio nel corso della cerimonia a Napoli il Capo dello Stato ha affrontato i temi della disabilità e dell’accoglienza. Evidentemente, però, le dichiarazioni e gli appelli dei più alti rappresentanti istituzionali non bastano ancora. Il problema, anche quest’ultimo episodio lo conferma, investe molto più gli adulti che i loro figli.