Un duplice omicidio intorno al quale aleggiano ancora tanti quesiti tutti da chiarire, quello generato dalla folle manovra del dj Aniello Mormile che nel cuore della notte a cavallo tra il 26 e il 27 luglio, attuò un’inversione di marcia nel bel mezzo della tangenziale diventare Napoli. Nell’incidente che scaturì dall’impatto tra la vettura guidata da Mormile persero la vita Aniello Miranda, un agente di commercio che percorreva la tangenziale nel giusto verso che si stava recando a lavoro e la ragazza di Nello, Livia Barbato.
Proprio nel corso delle ultime ore, in relazione agli ultimi attimi di vita di Livia sono emersi alcuni dettagli tutt’altro che trascurabili.
La ragazza era sveglia, lucida e, al momento dello scontro, era seduta. Stava dietro, sul lato destro dell’auto, non era sdraiata, ma seduta e vigile. Cosa abbia pensato in quella manciata di minuti che l’hanno separata dalla morte, cosa ha sentito quando ha visto un’auto nella notte incapace di frenare ed evitare l’inevitabile, nessuna autopsia né ricostruzione lo potrà raccontare. Al momento, però, in quelle trenta pagine del dottor Mascolo, depositate in Procura sulla morte di Livia Barbato, c’è almeno una certezza: Livia non era drogata, non dormiva, non era stata immobilizzata.
La ragazza ha visto. Sapeva cosa stava accadendo, era cosciente di cosa poteva succedere, ha assistito immobile ed impassibile ai suoi ultimi istanti di vita. Forse pregava, o sperava che lo schianto non ci sarebbe stato, magari si augurava che l’auto alla fine rallentasse o si fermasse in una piazzola d’emergenza.
Queste le prime conclusioni ricavate dall’autopsia sul corpo della 22enne talentuosa fotografa.
L’esito dell’esame autoptico sul corpo di Livia, si aggiunge alla perizia tossicologica depositata di recente: un nuovo documento che sgombera il campo dall’ipotesi che la ragazza non fosse cosciente quando Mormile ha attuato la sua manovra killer.
A distanza di un paio di mesi dalla tragedia si intravedono alcuni punti fermi. Decisivi, in tal senso, gli accertamenti della polizia stradale, oltre all’autopsia e ai test tossicologici. Accertamenti irripetibili che tengono in piedi una sorta di giallo: il dj Nello Mormile e la sua fidanzata Livia non erano drogati, avevano bevuto alcol, ma erano comunque in possesso delle proprie facoltà, quella notte.
Un giallo sul quale solo l’unico superstite non che fautore di quell’incidente potrebbe risolvere. Nello Mormile è l’unico detentore della verità alla base dell’esatta dinamica dei fatti. Soltanto lui potrebbe raccontare cosa avvenne quella notte, cosa lo spinse a compiere un’azione kamikaze. Difeso dai penalisti Gaetano Baccari e Gaetano Porto, Nello Mormile ha sostenuto un solo interrogatorio lo scorso agosto, senza per altro fornire particolari utili sulla decisione di percorrere la tangenziale contromano. È accusato di duplice omicidio volontario. Resta un giallo anche la presenza di un’altra donna, una presenza femminile suggerita da alcuni contatti telefonici e da una serie di chat via facebook. Si chiama Marzia ed è stata ascoltata come persona informata dei fatti lo scorso settembre, senza fornire particolari utili a confermare eventuali dissidi interni alla coppia. Tanti i perché che logorano le doloranti ferite dei familiari di Livia Barbato e Aniello Miranda e che solo l’artefice di quel lutto che, quella notte, ha segnato per sempre le loro vite, potrebbe chiarire.
Una cinica ironia del destino, un paradosso che sbeffeggia una realtà agghiacciante e di per sé orfana di logica.