Ercole, tornato dall’uccisione del mostro Gerione (la decima delle sue dodici fatiche), si fermò a Roma, dove chiese alla dea Fauna di dissetarlo, ma questa rifiutò, poiché la sua acqua sacra era riservata alle sole donne. In preda alla collera, Ercole costruì un tempio in onore di sé stesso e vietò alle donne di partecipare alle sue cerimonie.
Intanto, un figlio di Vulcano, il demone Caco, rubò una parte della mandria di buoi che Ercole aveva a sua volta preso al mostro Gerione, e che erano destinati alla città di Argo. L’eroe si adirò molto e si mise alla ricerca dei buoi, che però si rivelò molto ardua perché il demone Caco aveva portato le bestie nella sua grotta sul Vesuvio, trascinandole per la coda, in modo che le orme rovesciate indicassero la direzione opposta.
Proprio quando stava per rinunciare, uno dei bovini rispose al richiamo di Ercole, che così scoprì dove si fosse nascosto il ladro: una volta raggiunto, scoprì che i suoni provenivano da una caverna sul Vesuvio, che era stata però chiusa dall’interno con un enorme masso. Ercole allora prese una rupe appuntita e riuscì ad aprirsi un varco all’interno della spelonca.
Caco cercò di difendersi vomitando dalle fauci un’immensa nuvola di fumo che avvolse la grotta, ma Ercole balzò attraverso il fumo, afferrò Caco e lo strinse tanto da fargli uscire gli occhi dalle orbite, uccidendolo.
Poi, recuperato il bestiame, decise di tornare ad Argo, e continuare le ultime due fatiche rimaste, ma prima volle edificare una città nel luogo dove aveva costruito il tempio; fondò così una cittadina e le diede il suo nome: Herculaneum.
Nasce così, secondo una leggenda, Ercolano: una delle gemme più eccelse incastonate sul diadema di Partenope.
In tempi antichi Ercolano era una piccola città italica con piano regolatore di tipo ippodameo cioè con strade che si incrociano ad angolo retto, sul modello forse di quello di Neapolis. Subì, come Pompei, l’influenza culturale ellenistica. Situata ai piedi del Vesuvio, distava appena quattro miglia da Neapolis.
Già gravemente danneggiata dal terremoto del 62, la città venne poi distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79: a causa di una colata piroclastica un’ingente massa di fango coprì Ercolano, penetrando in ogni apertura, e si solidificò in uno strato compatto e duro di 15-20 metri.
L’eruzione del Vesuvio a Ercolano si articolò in due fasi: la prima fu della durata complessiva di 11 ore, con caduta di pomici soprattutto grigie; la seconda, della durata di sette ore, costituita dall’alternarsi di nubi ardenti e di colate piroclastiche; come citato prima, fu quest’ultima che colpì principalmente Ercolano, seppellendola sotto una coltre di oltre 18 metri di materiali.
A seguito di analisi termogravimetriche si è sostenuto che la temperatura fosse di circa 300-320 °C. Questo avrebbe permesso la conservazione dei papiri, ritrovati nella villa conosciuta per l’appunto come Villa dei Papiri, a seguito di un processo di carbonizzazione e combustione. In alcuni edifici però, ad esempio nelle Terme suburbane, il legno si è conservato nel colore naturale.
E questa è solo una minima parte del bagaglio storico, artistico e culturale che la cittadina ha incessantemente collezionato nel corso dei millenni.
Nel 1971 è stato istituito l’Ente per le Ville Vesuviane, oggi Fondazione, la cui sede operativa dal 1984 è nella restaurata Villa Campolieto.
Nel 1995 è istituito l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio ed Ercolano è tra i 13 Comuni dell’area del Parco. Lungo la strada che sale al cratere del Vesuvio, nel 2005 è stato realizzato il museo all’aperto di arte contemporanea Creator Vesevo formato da dieci sculture in pietra lavica di altrettanti artisti di fama mondiale.
Nel 1997 gli Scavi di Ercolano sono inclusi nella Lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco e Il Vesuvio e il Miglio d’Oro sono stati inseriti nella rete mondiale di riserve della biosfera nell’ambito del programma Unesco MAB (Man and Biosphere). Tra il 1997 e il 2012 Villa Ruggiero è sede di società di sviluppo territoriale dell’area della costa vesuviana: il Patto Territoriale del miglio d’Oro e Tess Costa del Vesuvio.
Nel 2005 è stato inaugurato il MAV, il Museo Archeologico Virtuale, nell’edificio restaurato dell’ex mercato coperto comunale ed ex scuola Media Iaccarino
Eppure, sarà Mantova la capitale italiana della cultura 2016. Lo ha annunciato lo scorso martedì il presidente della Giuria di Selezione, Marco Cammelli, consegnando la busta con il nome della premiata al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini. Le altre nove città arrivate alla finale sono state: Aquileia, Como, Parma, Pisa, Pistoia, Spoleto, Taranto, Terni e per l’appunto Ercolano.
Oltre allo scettro di capitale, la vincitrice si è aggiudicata anche un milione di euro per realizzare il progetto presentato e l’esclusione delle risorse investite dal vincolo del patto di stabilità.
Il sindaco Bonaiuto era partito in autobus con una folta delegazione, in pratica tutta la giunta, i consiglieri e la commissaria Pd Teresa Armato, il segretario Pd Assunta Tartaglione e rappresentanti delle associazioni che hanno partecipato alla compilazione del dossier con la speranza di vedersi riconoscere il prestigioso titolo, speranze che erano cresciute parecchio negli ultimi giorni. A sostenere la candidatura di ercolano alcuni personaggi di fama internazionale, come Josè Manuel Barroso.
“Abbiamo vinto comunque la sfida di aver coinvolto tutta la città in un progetto di cultura. – ha commentato il primo cittadino ercolanese che rilancia – Siamo ancora in corsa per il 2017 meglio c’è più tempo e vinciamo sicuro perché il nostro è un bel progetto.”