I tempi cambiano e con loro le mode, le stravaganze e gli eccessi che contraddistinguono l’avvicendarsi delle generazioni. Di tutte le generazioni. Dai cultori della moda divenuti fashion blogger, ai panciuti fan di pizze e dolcetti tramutatisi in esperti dell’arte culinaria, senza trascurare, ovviamente, le nuove reclute della camorra capaci, anche loro e a modo loro, di trarre la propria fetta di visibilità e benefici dalla faccenda.
I social network, in tale ottica, ricoprono un ruolo sempre più preponderante.
Facebook, nella fattispecie, seguendo la medesima regola tacita che domina la scena, richiamando seguito ed attenzione di milioni di utenti in tutto il mondo, si rivela la piattaforma virtuale prediletta anche dagli uomini di camorra.
Invero, attraverso i social, la camorra sta scrivendo una sorta di autentico “testamento virtuale” meritevole di vedersi erto ad oggetto di studio, in quanto fenomeno ideologico e culturale che tanto e tante cose racconta in relazione alla “mentalità camorrista”.
Quella mentalità che trapela attraverso le carovane di messaggi solidali che fioccano sui profili di criminali e camorristi, in seguito ad arresti, agguati, morti, fermenti ed altri episodi eclatanti che un uomo del sistema tende ad annoverare tra le probabili opzioni nelle quali quella cruenta carriera rischia di imbattersi.
Foto volte a suggellare un giuramento di fedeltà eterna, come nel caso della celeberrima immagine dei due giovani che si scambiavano un bacio a stampo ed, ancora, quella pubblicata un anno fa da Fabio Orefice, dopo essere scampato ad un agguato, in cui esibiva in bella mostra proprio le medicazioni volte a curare quelle ferite generate dalle pallottole a lui rivolte, accompagnata da frasi in cui giurava vendetta ai suoi killer: “il leone è ferito, ma non è morto”, recitava Orefice in quel post.
La bella vita, questo raccontano i profili facebook degli uomini della camorra: gli sfarzi degli interni che puntualmente adornano le lussureggianti tenute degli uomini del clan, le gite in barca, ragazze bellissime, appariscenti, sempre pronte ad esibire decolleté e labbra in pole position, le bottiglie di Belvedere e champagne sempre in bella mostra, sullo yacht di lusso piuttosto che nel privé dei locali in voga tra “i chiattilli” della Napoli bene, le pistole e i coltelli d’oro, quale simbolo emblematico di lusso e potere, gli abiti e gli occhiali griffati, quelli sui quali la marca è riportata a caratteri cubitali, perché deve essere lampante che “costano assai”.
Un mondo basato su stereotipi ed effimera savalderia in cui l’apparire è la chiave fondamentale per conquistare consensi e questo facebook riesce a garantirlo in maniera tanto semplice quanto immediata, a patto che i post pubblicati siano capaci di attirare l’attenzione.
Frasi ad effetto, provocazioni, parole forti inneggianti alla vita criminale, pertanto, si sprecano sui social, per volere esplicito degli uomini del sistema, pronti pure a cadere in fallo esponendosi a quel concreto pericolo insito nel rendersi più vulnerabili alle forze dell’ordine, costato la libertà a tantissimi latitanti e che lascia ben intuire quanto sia ossessivo e prioritario il bisogno di celebrare le proprie gesta per sentirsi “un tipo buono”.
Così come innumerevoli sono le pagine e i gruppi creati ad hoc per fomentare consensi e divulgare “il verbo della camorra”, capaci di assorbire migliaia di adesioni e lasciate inspiegabilmente libere di agire, senza andare incontro ad alcun tipo di censura.
Infine, ultimamente, a tenere banco tra la generazione dei messaggi virtuali è una nuova e bizzarra tendenza: quella di pubblicare foto in cui si indossa il passamontagna. Una moda che pullula tra i giovani di tutto il mondo e che sembra comprensibilmente incontrare grandi consensi ed adesioni tra i follower, nella vita reale e virtuale, delle organizzazioni criminali. Un selfie che con orgoglio si concedono i criminali già affermati, a dispetto della loro giovane età ed ancor più quelli che sperano di diventare tali, in attesa che giunga la loro grande occasione e, pertanto, per cavalcare l’intento di attirare su di sé l’attenzione dei piani alti, conferiscono libero sfogo alla loro “guapparia” su facebook.
È un gioco da ragazzi: ci si infila il passamontagna, ci si scatta un modernissimo selfie e lo si pubblica su facebook accompagnato da una perentoria frase ad effetto. “Buona sera, si scende” piuttosto che “Andando a lavoro”.
E nessuno riuscirà mai a trovare una spiegazione logica a quella pioggia di like che puntualmente immagini simili, nel giro di pochi minuti, si rivelano capaci di arpionare.