Il dramma di Anatoly, il suo coraggio, la sua storia di uomo semplice e perbene, il dolore, composto e dignitoso della sua famiglia, l’ingenua e tenera dolcezza della sua piccola bambina, destinata a crescere senza un padre, custodendo inconsapevolmente la sequenza di quegli attimi in cui si è consumata quella brutale scena di morte. Troppo piccola per capire, ancor più per ritrovarsi costretta a crescere senza quel padre amorevole che, prima di andare incontro al suo destino, ha messo in salvo la sua piccola.
Una tragedia grande, feroce, capace di evidenziare molteplici e contrastanti problematiche che tormentano il quieto ed ordinario corso della realtà contemporanea, lasciando ad alcuni dei volti più efferati della coscienza sociale di emergere in tutta la loro temibile ed orribile sfrontatezza.
Il muratore ucraino è stato ucciso con una penna, erta ad insospettabile ed agghiacciante arma del delitto: una mente criminale può anche questo.
Una vicenda che, oggi, irrompe nuovamente sulla scena mediatica per effetto dell’arresto dei due complici dei fratellastri Gianluca Ianuale e Marco di Lorenzo, rispettivamente dell’età di 20 e 32 anni, figli di un boss ed artefici di quella rapina sfociata in omicidio, arrestati lo scorso 5 settembre, mentre si concedevano una rilassante vacanza a Scalea.
Si tratta di Mario Ischero di 48 anni e Emiliano Esposito di 40 anni, i quali hanno ricoperto ruoli diversi: il primo aveva fatto da basista, effettuando un sopralluogo nel supermercato prima del colpo, l’altro ha fornito ai banditi scooter e armi.
Il cerchio, adesso, dovrebbe essere definitivamente chiuso, almeno sotto il profilo delle indagini.