La terza corte di appello di Roma ha assolto il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ed il consulente Gioacchino Genchi dall’accusa di abuso d’ufficio in relazione alla vicenda dell’acquisizione di tabulati telefoni di politici alla fine del processo di secondo grado dell’inchiesta «Why not».
Una sentenza importante per De Magistris che vede allontanarsi il rischio di decadenza dalle funzioni di sindaco. Ma facciamo un passo indietro e riepiloghiamo dall’incipit l’intera vicenda: il processo faceva riferimento all’acquisizione senza autorizzazione – e dunque «abusiva», secondo i giudici di primo grado – delle utenze di alcuni parlamentari nel 2006, all’epoca dei fatti de Magistris era pm a Catanzaro e titolare dell’inchiesta «Why Not».
Il pg Pietro Catalani, in particolare, aveva chiesto l’assoluzione di Luigi de Magistris e Gioacchino Genchi con riferimento all’acquisizione dei tabulati telefonici di Giuseppe Pisanu e Giancarlo Pittelli, e la dichiarazione di prescrizione del reato per quelli di Romano Prodi, Clemente Mastella, Sandro Gozi, Domenico Minniti, Francesco Rutelli e Antonio Gentile. Il Pg aveva anche chiesto una modifica della provvisionale decisa in primo grado per le parti civili, perché «non adeguatamente motivata».
Dopo l’assoluzione diventa praticamente inutile l’udienza che era stata fissata per venerdì 23 ottobre davanti alla prima sezione civile del tribunale di Napoli per discutere del ricorso del sindaco contro la sospensione.
La legge Severino prevede infatti che «la sospensione cessa nel caso in cui nei confronti dell’interessato venga emessa sentenza, anche se non passata in giudicato, di assoluzione», provvedimento che «deve essere pubblicato nell’albo pretorio e comunicato alla prima adunanza dell’organo che ha proceduto all’elezione, alla convalida dell’elezione o alla nomina».
«Sono molto contento, finalmente è stata fatta giustizia». Con queste dichiarazioni Luigi De Magistris ha commentato la sentenza, dopo aver appreso dal suo difensore, Massimo Ciardullo, di essere stato assolto. «Per me – ha dichiarato – finisce un incubo. È stata una vicenda che mi ha procurato molta sofferenza. L’assoluzione è motivo di grande soddisfazione». Poi aggiunge: «La legge Severino è una legge sbagliata. Se un anno fa io, eletto dal popolo, mi fossi dimesso oggi, con questa assoluzione, non sarei potuto tornare a fare il sindaco. Che vulnus democratico ci sarebbe stato? Ecco perché ci vuole una riflessione nazionale, serena, pacata, franca, onesta».