Napoli da sempre è stata fucina di antichi mestieri pieni di inventiva. Personaggio oramai scomparso nel novero delle occupazioni moderne, è quello del venditore di franfellicche, pezzetti di zucchero e miele spesso attaccati ad un bastoncino e colorati.
Il Franfelliccaro, termine derivante dal francese Franfeluche, ovvero bolla d’aria, preparava dolci in casa, ma all’occorrenza girava per le strade di Napoli col suo carrettino per vendere i prodotti da lui realizzati. Antenato del più comune pasticciere, girovagava con un fornello a carbone, un fuoco vibrante e sopra una pentola nella quale versava abbondante zucchero, che lentamente si scioglieva fino a diventare liquido.
Come ogni buon venditore di strada, il Franfelliccaro si autoannunciava richiamando i clienti: “Guaglio’ accàttate ‘o franfellicco, Tuosto tuo’, ‘o franfellicco! Cinche culure e cinche sapure pe’ ‘nu sordo!”. Amato dai bambini che subito gli correvano incontro per le vie dei quartieri di Napoli, il venditore ambulante di bastoncini di zucchero caramellato, si fermava spesso all’uscita degli asili o di una scuola elementare. Esponeva le sue leccornie in una cesta ricurva, portata in mano o appesa al collo.
‘O Franfellicche corrispondeva alla vecchia caramella napoletana realizzata con la melassa, che, scaldata in un pentolone, veniva poi versata su un marmo ben levigato, previamente cosparso di un sottile strato d’olio, per non farla attaccare. In un passaggio successivo il composto veniva lavorato fino a che non si riusciva a formare un rotolo sottile, che, appeso ad un gancio e a contatto con l’aria, solidificava e diventava bianco come il latte.