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Omicidio Pordenone: In casa di Giosuè Ruotolo trovate pistole come quella che ha sparato

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
5 Ottobre, 2015
in Cronaca
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Omicidio Pordenone: In casa di Giosuè Ruotolo trovate pistole come quella che ha sparato
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Svolta clamorosa sul caso di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i 2 fidanzati uccisi il 17 Marzo 2015: all’interno dell’abitazione di Giosuè Ruotolo (26 anni), collega di Trifone Ragone è stato trovato un vero e proprio arsenale: 2 fucili, una pistola e svariate munizioni.

Le pistole, tutte risalenti a un’epoca tra il 1915 e il 1918, sarebbero appartenute al nonno di Ruotolo, che non è più in vita, e da lui sarebbero passate nella disponibilità dei genitori di Giosuè Ruotolo. Il giovane è al momento indagato sull’omicidio di Ragone (28)e della sua fidanzata Teresa (30).

Al momento gli inquirenti stanno cercando di ricostruire il numero esatto, e la tipologia di armi che dal nonno sono state trasmesse ai genitori. Un’operazione non facile, perché a quell’epoca non c’era l’obbligo di registrazione. Quindi si cerca in qualche modo di supplire, mediante testimonianze e riscontri oggettivi, con l’ausilio dei familiari del militare indagato.

Inoltre, le ultime news inerenti al caso, hanno portato alla iscrizione nel registro degli indagati di Giosuè Ruotolo, anche Murad Dudaev, il pesista russo inizialmente sospettato (ma mai indagato) di essere coinvolto nell’omicidio.

Murad  ha detto di conoscere Giosuè Ruotolo “solo di vista”, e di averlo visto più volte entrare in palestra insieme a Trifone. Il giovane ha poi ribadito quanto dichiarato mesi fa in merito all’inchiesta: “Indagate tra i commilitoni di Trifone, perché chi ha ucciso lui e Teresa conosce bene le armi. Si capisce dalle modalità del delitto, per come il killer ha sparato, colpendo all’orecchio“.

Parole che inducono ulteriori sospetti alla luce dei recenti fatti emersi: un indagato commilitone di Trifone, Giosuè Ruotolo, e numerosi indizi di colpevolezza a suo carico. Non solo la fondata indiscrezione che il 26enne campano si sia recato sulla scena del crimine dopo cena, quando gli inquirenti erano sul posto per effettuare i dovuti rilievi, ma anche un particolare sospetto nel suo cellulare.

Secondo le indiscrezioni emerse, oltre al buco temporale di 5 minuti nel tragitto palestra-casa compiuto dal presunto assassino, ve ne sarebbe un altro emerso dal suo traffico telefonico. Per l’esattezza, dalle 19 alle 20.30 nel telefono cellulare dell’indagato – prima durante e dopo il delitto, cioè – non sarebbe stato registrato alcun traffico. Non un messaggio, una telefonata né una conversazione via chat su quel telefonino, benché lui abbia più volte detto agli inquirenti di essere stato a casa a chattare con la fidanzata nell’ora in cui Teresa e Trifone venivano colpiti a morte nel parcheggio della palestra Crisafulli.

Intanto nei giorni scorsi si è tenuta ancora una volta una perquisizione e un sequestro di materiale, da parte dei carabinieri, a casa Ruotolo, a Somma Vesuviana. I militari sono usciti con effetti personali e accessori.

Tags: armigiosuè ruotoloindagatoomicidioperquisizionepistolepordenoneprocesso
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