Il clan Vollaro, operante nella zona est di Napoli, più precisamente nell’area del Comune di Portici, definito il “clan di accattoni”, per la venalità dei suoi affiliati che non rendono esenti dalla richiesta di pizzo anche modesti ambulanti, in prevalenza personificati da cittadini extracomunitari.
Le attività commerciali di qualsiasi genere e natura, tra le mura del comune porticese sono completamente messe al tappeto dalle estorsioni attuate dal clan, senza limitazioni né ritegno e l’arresto maturato durante la giornata di ieri lo comprova.
Pietro Vollaro, figlio del capo dell’omonimo clan, Luigi Vollaro, detto “’o califfo”, attualmente detenuto in regime di 41 bis, ritenuto, pertanto, dagli investigatori il reggente dell’omonimo clan è stato fermato, nell’ambito di un’operazione congiunta di Polizia di Stato e Carabinieri, con l’accusa di tentata estorsione con l’aggravante delle finalità mafiose. Per non destare sospetti, Vollaro si muoveva in bicicletta per spostarsi più volte presso i cantieri presentandosi come «emissario degli amici di Portici», intimando di «mettersi a posto» e chiedendo un regalo.
L’indagine, secondo gli investigatori, «ha consentito di documentare tentativi di estorsione riconducibili all’indagato commessi tra maggio e luglio 2015, ai danni di quattro cantieri edili attivi a Portici, ai cui titolari, dietro minacce – anche implicite – l’indagato avrebbe intimato il pagamento di un pizzo al gruppo camorristico di appartenenza, in cambio del favore per la prosecuzione dei lavori».