Quel sistema lo aveva intercettato e lo aveva osteggiato, per preservare l’ordinario corso della legalità lungo le coste della sua Acciaroli, durante la stagione estiva.
Angelo Vassallo non era un visionario, né un folle, né uno stupido.
Era un uomo innamorato della sua terra che ha pagato con la vita quel fermo desiderio di proteggerla dalla temibile minaccia della droga.
Durante quell’estate, la sua ultima estate, Acciaroli, la sua Acciaroli, conquistò un primato intollerabile per il sindaco-pescatore: era la piazza di spaccio più grande e prestigiosa della Costa Cilentana.
Nel corso dell’estate da poco volta al termine, a cinque anni di distanza dal turpe omicidio di Vassallo, la scena non è cambiata affatto.
Tra divanetti e pianobar dei luoghi cult di ritrovo della movida cilentana, la droga circola ancora. C’è l’amnè, che va tanto di moda tra i giovani follower delle “canne di fumo” e soprattutto l’appetibile polverina bianca che fa tanto gola ai figli di papà.
L’operazione condotta dai carabinieri e che ha portato in provincia di Napoli all’esecuzione di 25 misure cautelari per spaccio di droga ha fatto emergere – attraverso le intercettazioni – fatti e dinamiche che confermano questo stato di cose.
A finire nell’occhio del ciclone sono le intercettazioni relative alle conversazioni tra due coniugi di Torre del Greco e i loro quattro figli, tre dei quali minorenni, imbastite di indicazioni e consigli per spacciare la droga presso alcuni clienti eludendo i controlli delle forze dell’ordine. In una delle intercettazioni emerge anche che padre, madre e due figli minori viaggiano in auto per rifornire gli spacciatori del Cilento, in provincia di Salerno, in particolare.
“Magliette rosa”, “giubbini” e nomi di pezzi di auto: questi gli escamotage di cui la famiglia si serviva per denominare la droga.
L’indagine ha consentito di ricostruire 37 episodi di trasporto e cessione di stupefacenti, realizzati dall’organizzazione sgominata oggi dai carabinieri di Torre del Greco che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli e il cui motore erano proprio i genitori dei quattro figli: 14 le persone finite in carcere, 8 ai domiciliari mentre per altre tre è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanze stupefacenti: queste le accuse contestate.
Le indagini, condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno consentito di documentare l’esistenza dell’organizzazione finalizzata all’acquisto e al trasporto di ingenti quantitativi di cocaina, hashish e marijuana nonché all’immissione sul mercato locale e su quello dei comuni della provincia di Salerno, in particolare località balneari dell’area cilentana, dove il sodalizio poteva disporre di una fitta rete di spacciatori, tra i quali anche titolari di ristoranti, bar e locali di intrattenimento.
A rifornire la droga erano personaggi riconducibile al clan di camorra Gionta di Torre Annunziata e Falanga di Torre del Greco.
No, Angelo Vassallo non era un visionario.