Parole pregne di sincera e commossa emozione, incapaci di imbrigliarsi in retoriche frasi di circostanza per sagomare un ricordo formale, convenzionale. Giancarlo Siani era tutt’altro e l’umanità, cruda e sincera, che trapela dalle parole di suo fratello Paolo lo conferma.
Un ricordo vivo, nel cuore prima ancora che nella mente e nella voce, a dispetto dei trent’anni trascorsi.
L’esempio di Giancarlo, “giornalista-giornalista”, precursore di un modo diverso e tremendamente acuto di “cacciare” le notizie ed imbastirle, avvalendosi di quell’acuta capacità di ricostruire intrecci e dinamiche che lo portava finanche a prevedere gli sviluppi delle vicende, anticipando le mosse della camorra.
Un modus operandi altamente innovativo per il giornalismo degli anni ’80 e che oggi, al cospetto della carestia di “cronisti alla Giancarlo” accentua ancor più quella prematura perdita per una categoria che tanto, senza dubbio, avrebbe beneficiato del lavoro di quel giovane innamorato di quella professione che ha saputo fare sua, cucendosela addosso, sulla pelle e nei muscoli che animavano le sue gesta.
Tanti gli aneddoti, i ricordi che Paolo propone per raccontare chi era quel fratello giornalista che tanta passione ed entusiasmo riversava tra le strade di Torre Annunziata ed ancor più nei suoi articoli, muniti di una trasversalità disarmante che sapeva renderli accessibili e comprensibili a tutti, proprio a tutti.
Un ricordo pregno di dolore e rabbia, a dispetto del trentennio trascorso, una ferita incapace di rimarginarsi e che ha rappresentato la motivazione portante che ha dato vita alla “Fondazione Polis”, nata nel segno e nel ricordo di Giancarlo, affinché la sua storia non finisse nel dimenticatoio, affinché la sua storia giungesse a personificare quel perentorio monito che tutt’oggi e oggi più che mai troneggia sulle nostre vite, incarnando un esempio, un modello, un mito, un punto di riferimento, non solo per i giornalisti, ma per tutti gli esseri umani innamorati della libertà.
La rabbia nasce dalla consapevolezza che tanti, troppi talenti ci sono stati scippati via dalle mafie. E non solo.
La quotatissima fuga di cervelli incessantemente in corso, a sua volta, sta concorrendo a depauperare la nostra terra di giovani, operosi, volenterosi e talentuosi.
È giunto il momento di riscattare il meridione: questo l’atto conclusivo del ricordo-tributo a Giancarlo Siani che ha vissuto attraverso le parole di suo fratello Paolo.