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Voci, illazioni ed ipotesi investigative sulla latitanza del capo dei baby-camorristi

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
22 Settembre, 2015
in Cronaca, In evidenza
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I messaggi in codice della Camorra
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01%20Sibillo%20PasqualePasquale Sibillo, 24 anni e un destino segnato già da tratti feroci e marcati nel quale si scorgono due sagome: quella delle manette e quella delle pistole.

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A dispetto della sua giovane età e di una fisicità paffuta che gli conferisce un aspetto apparentemente innocuo, Lino è il latitante più ricercato del momento, oltre che il boss a capo della cosiddetta “paranza dei bimbi”: i baby-camorristi al centro della faida di camorra che imperversa tra i vicoli del centro storico cittadino.

È latitante da più di cento giorni, Lino. A dargli la caccia non sono solo le forze dell’ordine, ma anche i killer del clan rivale a caccia della sua testa. Lo vogliono morto o in manette, a seconda della prospettiva dalla quale si osserva la sua vicenda. E le sue sorti dipendono da questo: da quale delle due frange inseguitrici lo troverà per primo. Una corsa contro il tempo, una vita sempre più soffocata dalla latente morsa che restringe quel cerchio in cui è costretto a muoversi. Forse.

Certo è che il suo status di super-ricercato e super-latitante riversa nei suoi giorni, di giorno in giorno, una sempre più copiosa tanica di pericolo e difficoltà, sebbene possa contare sulla protezione delle ”staffette“ che lo scortano, ogni uscita in strada comporta un rischio potenziale elevatissimo.

Un rischio che Lino è costretto a correre, perché sparire dalla circolazione e perdere il seguito dei suoi uomini, concorrerebbe comunque a decretare la sua fine. Perderebbe il potere, il seguito, l’onore, “la faccia”. Praticamente tutto quello per cui sta mettendo a repentaglio la sua vita e in nome del quale suo fratello Emanuele è stato giustiziato, lo scorso 2 luglio.

Già, i passi del 24enne super-latitante sono animati anche dal desiderio di vendetta: anche se i rivali e le forze dell’ordine gli stanno col fiato sul collo, Lino non ha mai smesso di bramare vendetta nei riguardi degli aguzzini di Emanuele e non intende abbandonare il piano che lo porterebbe a riscattare quella morte dalla quale è scaturita la sua lunga e tormentata fuga.

Ad onor del vero, quella che si rincorre lungo i vicoli del centro storico negli ultimi tempi, risulta essere molto di più di una semplice voce dettata dalle suggestioni: Sibillo negli ultimi giorni si muoverebbe percorrendo il centro storico sotto terra, avvalendosi dei cunicoli dei condotti fognari.

Una teoria che sembra attecchire, in particolar modo, nella zona di San Gaetano, dove si trova la casa paterna del super-latitante. Teoria suggestiva, ma plausibile al punto da indurre anche gli investigatori a non trascurare questa traccia. I cunicoli dei condotti fognari garantirebbero a Lino ampia libertà di movimento e soprattutto una sicurezza che sente venir meno facendosi vedere per strada. Inoltre, la rete sotterranea che solca la città offrirebbe al latitante anche un’altra grande opportunità, consentendo a Sibillo di rimanere a presidiare il “suo” territorio e di continuare a tenere serrate le fila della sua paranza criminale. Non è raro – nella zona compresa tra i Tribunali e Forcella – trovare tombini sistemati anche all’interno di condomìni e cortili di antichi palazzi. Ma muoversi sotto terra non è cosa semplice. Per questo Luni sarebbe affiancato da chi conosce bene gli oscuri sentieri della città nascosta: forse addirittura uno degli specialisti della “banda del buio”. Tuttavia, in casi come questi, risulta sempre e doverosamente opportuno, tenere in considerazione che le gesta camorristiche vengono puntualmente ovattate in un complice e fitto mantello d’omertà.

Pertanto, l’estrema disinvoltura con la quale la notizia viene sbandierata tra i vicoli, può legittimamente indurre a presumere che si tratti di un potenziale depistaggio volto a celare il reale nascondiglio di Sibillo.

Il giovane boss, difatti, può contare su appoggi logistici capaci di estendersi ben oltre l’area dei decumani, arrivando persino al quartiere Ponticelli. Sibillo tenderebbe a cambiare covo, ogni due-tre giorni, per non esporsi al pericolo insito in una più lunga permanenza; quando esce per incontrare i suoi gregari e per troneggiare sulla gente del quartiere, gira scortato da almeno quattro giovanissimi armati rimastigli fedeli. Sibillo è stato perfino segnalato lontano dalle mura cittadine, nel corso dell’estate: si sarebbe allontanato da Napoli per migrare verso località segrete tra il Lazio e le Marche.

Non ci cascano gli inquirenti in certi tranelli: chi conosce bene le logiche camorristiche e le dinamiche che animano la malavita organizzata, sa per certo che il capo dei baby-camorristi per non perdere la sua egemonia deve rimanere relegato in un raggio d’azione non troppo ampio che gli consenta di non allontanarsi troppo da Forcella e da quella realtà contraddistinta da spari e strisce di sangue nell’ambito della quale la paranza dei bimbi sta giocando un ruolo determinante. Il che rende improbabile ipotizzare che quella schiera di giovanissimi stia agendo da “cani sciolti” senza lasciarsi guidare dagli ordini di Lino Sibillo.

Tags: . napolibaby camorristibosscentro storicoclanfaida di camorraforcellalatitanteparanza dei bimbipasquale sibilloponticelli
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Salvatore Puccinelli, detto “Straccetta”: “il boss della droga” del Rione Traiano

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