Il ricordo di Giancarlo Siani, legato “alla vita e alla morte”, sembra pagare “il prezzo” della cinica ironia del destino. Difatti, le istituzioni, i media e la gente comune sembrano prediligere il giorno in cui si celebra l’anniversario della morte per omaggiarne la memoria, piuttosto che quello in cui si potrebbe, a dispetto della morte, festeggiarne la nascita.
Tuttora e nonostante tutto.
Giancarlo è nato oggi, il 19 settembre di 56 anni fa.
Già, nel giorno in cui si celebra il Santo patrono. Impresa quasi impossibile, anche per un’icona altamente significativa come quella dell’indimenticato cronista de “Il Mattino”, dividere o addirittura “rubare” la scena a San Gennaro nel giorno del tanto agognato ed atteso compimento del miracolo della liquefazione del sangue.
Eppure, anche quello di Giancarlo è il sangue di un martire versato ingiustamente.
Il sangue di Giancarlo è quello di un ragazzo trucidato per amore del vero e verso la verità. Quella verità che trova sempre più rara espressione, applicazione e compimento nella vita pratica e che sovente rimane sopraffatta dalla barbarie umana.
Dall’epoca di San Gennaro a quella di Giancarlo, fino a giungere ai nostri giorni: il 19 settembre è il giorno che ricorda a Napoli che tanti, troppi sacrifici umani sono stati fin qui compiuti e il continuo ripetersi di analoghe angherie dimostra che poco o nulla è cambiato nell’identità di un popolo che seguita a commemorare, ma non ad imparare dal messaggio scalfito nei volti che comprovano quegli avvenuti martiri.
Che si tratti di un santo o di un uomo semplice, la sostanza non cambia e nemmeno l’epilogo al quale quella forma d’umanità personificata in quegli encomiabili esempi sembra irrimediabilmente destinata ad andare incontro.
Giancarlo era un autentico, semplice e pregevole simbolo del giornalismo italiano d’inchiesta sul potere criminale che ha saputo scandagliare nelle sue complesse gerarchie e attraverso gli oscuri legami tra quest’ultimo e le istituzioni. Una straordinaria abilità analitica, quella di Giancarlo, che fu avvertita sempre più come un pericolo per i boss dell’area di Torre Annunziata, in particolare i Nuvoletta, che ne ordinarono il brutale assassinio, consumatosi davanti alla sua abitazione, il 23 settembre del 1985.
Il 19 settembre del 1985 Giancarlo non sapeva che appena 4 giorni dopo sarebbe andato incontro alla morte. Probabilmente, anche lui, come tanti napoletani sono soliti fare durante questo giorno, avrà rivolto la sua, accorata preghiera a San Gennaro. E, forse, frastornato dal trambusto e dal clamore che lo circondava, al Santo Patrono è sfuggita quella richiesta o forse non ha avuto il tempo per vegliare su Giancarlo, sulla cui vita, invece, il diavolo aveva già affondato gli artigli.
O più semplicemente, quello fu l’ultimo compleanno che Giancarlo trascorse e festeggiò da “ragazzo qualunque” prima di giungere malauguratamente ad indossare i solenni abiti dell’immortalità.
Buon compleanno, Giancarlo…