La giornata odierna si apre con una fitta ed estesa operazione delle forze dell’ordine finalizzata ad infliggere una dura stangata alla criminalità organizzata.
Tra i quartieri spagnoli ed altre città italiane sono fin qui all’incirca quaranta le persone tratte in arresto, presunte affiliate e vicine a clan attivi nel centro storico cittadino. I destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, traffico di stupefacenti, detenzione e porto abusivi d’armi comuni e da guerra.
Tra le persone arrestate ci sono anche titolari di noti esercizi commerciali napoletani. Difatti, uno dei sistemi che sembra trovare sempre più applicazione tra le briglie dell’organizzazione delle attività criminali, il binomio camorra-commercianti/imprenditori è tra le soluzioni più quotate, non solo per il riciclaggio di denaro, ma anche per fornire una “comoda” copertura alla pratica di traffici ed attività di tipo illecito di vario genere.
L’operazione è condotta dai carabinieri di Napoli; l’ordinanza di custodia cautelare è stata richiesta dalla locale Direzione distrettuale antimafia ed emessa dal gip partenopeo.
Intanto, non si ha più nessuna notizia del super-latitante Pasquale Sibillo, detto Lino, capo del clan dei baby-camorristi, ricercato dallo scorso 2 luglio. Si nasconde tra il centro storico e la periferia est della città, in più di un’occasione le forze dell’ordine si sono trovate a un passo dalla cattura, ma Sibillo è sempre riuscito a fuggire giusto in tempo per schivare l’arresto. Eppure, il momento storico, sempre più concitato, che la città sta vivendo per effetto di quella guerra sorta proprio in seguito alla ribellione del clan del quale è a capo, impone la sua presenza tra i soldati della giovane organizzazione. Si sono ribellati ai “vecchi capi” e quello che anima gli spari e le morti sortite da quella pioggia di agguati, impietosamente grondaia su Napoli a più riprese, è il desiderio di “prendersi tutto” covato da questi giovani, pronti a tutto pur di centrare l’obiettivo.
Il controllo delle piazze di spaccio, delle attività di estorsione e racket e di tutte le altre pratiche illecite che notoriamente rifocillano le casse della camorra: a questo mira la paranza dei bimbi. E, soprattutto, quei ragazzi desiderano conquistare lo scettro del potere per poter rivendicare a voce alta quel diktat che rappresenta il motivo di vanto più appagante per un camorrista: “Qua comandiamo noi!”