E’ successo sulla Palermo-Agrigento, nella cosiddetta “Pianotta di Vicari“, durante i lavori di ammodernamento della strada statale. Qui, già nei mesi scorsi era stata segnalata nell’area la presenza di strutture murarie e frammenti ceramici antichi, ma il ritrovamento effettuato in questi giorni consta di una parte di un insediamento rurale di età romano-imperiale (I sec. d.C.), utilizzato fino all‘età tardo-antica (IV-V sec. d.C.).
Gran parte della fattoria doveva estendersi al di là dell’area espropriata per l’allestimento del cantiere stradale. La soprintendenza dei Beni culturali di Palermo ha effettuato uno scavo archeologico in corrispondenza del cantiere Anas CV 6, sulla SS121-SS189 (tratta Palermo-Lercara Friddi).
Sono stati portati alla luce una coppia di anfore da trasporto parzialmente interrate nell’angolo di uno degli ambienti, probabilmente destinato a deposito di derrate alimentari, alcune istallazioni funzionali a vari tipi di lavorazioni come una vasca quadrangolare impermeabilizzata, un piccolo forno costituito da ciottoli e circondato da uno strato concotto.
L’insediamento è stato realizzato su un’area che era frequentata già in età preistorica: vicino alla fattoria è stata rinvenuta ceramica preistorica e tracce di bruciato, risalenti all’età del Bronzo; in seguito il terreno era stato occupato da una necropoli di età ellenistica (III sec. a.C.), come testimonia il ritrovamento di un’incinerazione e di unguentari acromi piriformi, posti negli strati immediatamente al di sotto delle strutture murarie dell’edificio romano.
“L’indagine – spiegano Stefano Vassallo e la soprintendente Maria Elena Volpes – ha consentito di mettere in luce parte di un insediamento rurale di età romano-imperiale (I sec. d.C.), utilizzato fino all’età tardo-antica (IV-V sec. d.C.). Purtroppo, la maggior parte della fattoria doveva estendersi al di là dell’area espropriata per l’allestimento del cantiere stradale; tuttavia, l’esplorazione ha consentito il rinvenimento di alcuni vani, anche con materiale ancora ‘in posto’, come una coppia di anfore da trasporto parzialmente interrate nell’angolo di uno degli ambienti, probabilmente destinato a deposito di derrate alimentari. Nello scavo sono presenti anche alcune istallazioni funzionali a vari tipi di lavorazioni come una vasca quadrangolare impermeabilizzata con un rivestimento in cocciopesto, oltre a un piccolo forno costituito da ciottoli e circondato da uno strato con cotto“.
“La scoperta – conclude così la Soprintendenza – assume una particolare rilevanza poiché si tratta di uno dei pochi casi di scavo di un insediamento rurale di età romana nella Sicilia occidentale. Il nuovo sito messo in luce contribuisce a chiarire le dinamiche del popolamento di questa parte dell’isola nella prima età imperiale, caratterizzata non solo dalla presenza di ricche città costiere (come, per esempio, Palermo o Termini Imerese), ma anche da un tipo di insediamento diffuso nel retroterra dei grandi centri urbani, nelle aree di sfruttamento agro-pastorale, territori a vocazione prevalentemente cerealicola, fondamentali risorse economiche della Sicilia e fonte privilegiata del rifornimento annonario di Roma”.