Il pomodoro di San Marzano dell’agro sarnese-nocerino (DOP) è una varietà di pomodoro riconosciuta come prodotto ortofrutticolo italiano a Denominazione di origine protetta. Una delle eccellenze campane più famigerate ed apprezzate al mondo, il cui nome proviene dalla città di San Marzano sul Sarno, dove ha visto la nascita. La peculiare forma allungata lo rendono un prodotto unico e facilmente riconoscibile ed è particolarmente utilizzato nell’ambito dell’industria di trasformazione agroalimentare per preparare pelati e conserve alimentari. Nello specifico, è considerato da molti chef come uno dei migliori pomodori per realizzare il concentrato di pomodoro.
Negli ultimi giorni, però, il prodotto simbolo del’ economia agricola dell’agro-nocerino-sarnese è finito in un “occhio del ciclone” di caratura internazionale per effetto di una denuncia diramata dalle pagine del New York Times finalizzata a mettere in guardia i lettori intenzionati ad acquistare proprio la suddetta prelibatezza.
L’autore dell’articolo, Nicholas Blechman, ha conosciuto il vero San Marzano per caso, al Fancy Food del 2014, quando incontrò Paolo Ruggiero della Danicop, conosciuto nell’ambiente gourmet per il marchio Gustorosso, e provò il prodotto. Lo invitò poi al giornale per un assaggio e ascoltare la sua storia. Poi decise di fare un salto di persona nell’Agro Nocerino Sarnese, terra di elezione di questo pregiato pomodoro, finito in disgrazia negli anni ’80 perché non ritenuto affidabile dai conservieri che nel frattempo era alle prese con la crisi della fitopatia e con il trasferimento della produzione in Puglia.
Qui ha incontrato i contadini e i produttori che sono impegnati a rilanciare il prodotto tutelato dalla dop, denominazione di origine protetta per scoprire che il riconoscimento europeo non vale assolutamente nulla negli Usa e che il mercato americano è in mano a gente che gioca sul nome per non dire di peggio.
«San Marzano – esordisce Blechman nell’articolo pubblicato ieri sul sito del New York Times – è il nome associato a dei pomodori di qualità favolosa, dolci e saporiti, venduti sino in Giappone. Sono quelli preferiti per la preparazione della pizza napoletana e usati da alcuni dei migliori chef al mondo». «La settimana scorsa a Brooklyn, poiché avevo desiderio di una salsa di pomodoro, presi un barattolo di pomodori San Marzano e vidi che in piccolo c’era scritto che erano stati coltivati negli Stati Uniti. L’etichetta era in parte in italiano “San Marzano Pomodori Pelati” ma il prodotto era americano. Com’è possibile?»
Il giornalista ricorda che la polizia italiana sequestra regolarmente pomodori con falsa etichettatura. Nel 2010 sono state confiscate più di 1.000 tonnellate di pomodori con falsa etichetta di San Marzano destinate al mercato americano. Poi la denuncia: «L’Italia è uno dei più grandi produttori al mondo di concentrato di pomodoro ma non tutto questo prodotto proviene da pomodori italiani. Il concentrato di pomodoro è importato in Italia dalla Cina. I produttori hanno imparato a diluire il triplo concentrato con acqua, ad aggiungere il sale, a pastorizzarlo e a venderlo come doppio concentrato di pomodoro. Ma questo non può essere etichettato come “prodotto in Italia”, anche quando i pomodori sono stati prodotti in Cina ma trasformati in Italia». Ma non è questo l’unico meccanismo: la legge italiana non vieta infatti l’esportazione di scatole di pomodori senza etichetta che poi possono essere chiamate in qualsiasi modo quando arrivano sul mercato americano.
Per cui una scatola con sei lattine costa all’origine sui 6 euro e viene rivenduta a circa 30 dollari con un guadagno che supera il 400%! La conclusione del giornalista è molto pragmatica: «Essendo in dubbio su quale prodotto acquistare per la mia salsa, vado da Gustiamo al Bronx e pago 30,50 dollari per del concentrato di pomodoro Pianogrillo, fatto con pomodori siciliani, e 3,90 dollari per un barattolo di circa 400 grammi di pomodori San Marzano Gustarosso. Probabilmente è caro ma questo è il prezzo dell’autenticità in un sistema economico alimentare globalizzato».
La frode alimentare colpisce il prodotto vanto della Campania negli Usa e ciò è possibile grazie alla mancanza di una normativa a tutela dei prodotti Made in Italy.