Carmela Gionta, 69 anni, sorella del superboss Valentino Gionta, recluso al carcere duro e fondatore dell’omonimo clan egemone di Torre Annunziata.
La donna, sul cui capo pendono le accuse di usura ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, secondo gli inquirenti, sarebbe a capo del giro di estorsioni ai danni degli imprenditori torresi. Business rilevato e gestito al posto dei nipoti Aldo, Pasquale e Teresa, o del pronipote Valentino jr.
Carmela era incensurata, questo la rendeva insospettabile. Due sarebbero i prestiti elargiti alle vittime dell’usura che hanno consentito agli inquirenti di risalire alla donna e far scattare le manette all’alba del 22 luglio scorso, uno di 10mila e uno di 15mila, con un tasso di interesse variabile tra l’8 e il 10%. Carmela è la mamma di Aldo Agretti, 44 anni, arrestato per la prima volta nel 2008, nell’ambito dell’operazione antidroga Alta Marea. A marzo è stato condannato in via definitiva a 9 anni per associazione mafiosa e droga. Un curriculum che esibisce anche un processo in corso per detenzione di armi. L’uomo attualmente è latitante. E’ sfuggito al suo arresto scappando dalla finestra di casa e non è più stato ritrovato.
Proprio quel ruolo egemone nell’ambito delle attività estorsive poteva costare la vita a Carmela: le donne del clan dei Valentini avevano ipotizzato che la sorella del superboss volesse appropriarsi della cassa del clan. Per questa ragione a luglio avrebbero organizzato una spedizione punitiva a casa sua per punirlo, nell’ambito della quale l’hanno accoltellata.
Nunzia Caso (moglie di Aldo Gionta), Gemma Gionta (figlia di Aldo e Nunzia) e Pasqualina Apuzzo (mamma di Nunzia, nonna di Gemma) sono quindi state arrestate, loro carico anche l’accusa di associazione mafiosa. Nel mese di luglio, Carmela Gionta, prima di essere arrestata, avrebbe subito pressioni dalla tre donne, che le avrebbero prestato circa 15mila euro per un prestito a un imprenditore, che non riusciva ad estinguerlo. Quindi, per farsi restituire i soldi la avrebbero minacciata ripetutamente. Fino ad andare a casa sua per accoltellarla.
Il codice d’onore che detta legge in materia camorristica, imponendo azioni, comportamenti e punizioni, seguita a rimanere immutato e a palesarsi come saldamente radicato nell’indole delle organizzazioni criminali.
Di contro, quello che di inedito emerge da queste ultime vicende è il ruolo egemone che la figura femminile sta acquisendo con sempre maggiore incidenza, palesando l’acuta capacità da parte delle organizzazioni criminali di far leva proprio su quell’insospettabilità che tendenzialmente si è indotti ad estendere alla donna.