Quarant’anni. Uomo come tutti. Non troppo giovane per avere miliardi di occasioni per sognare, non troppo adulto per smettere di farlo.
Anche Abdul Rahman Haroun ha preferito fuggire. Il Sudan, suo Paese d’origine, gli stava stretto. Voleva rifarsi una vita a tutti i costi, considerate le numerose difficoltà in cui si è imbattuto pur di tentare “il colpo”. Che non è quello che intendiamo noi, l’impresa che, investendo, ti permette di ricavare un bel gruzzoletto. Ma è semplicemente la serenità. La serenità di vivere in pace, trovare un lavoro, che restituisca dignità alla sua persona e magari anche ai familiari che sono rimasti in Africa; la serenità di potersi permettere, ogni tanto, di andare a cena fuori, di crearsi un giro di amicizie anche in un Paese che non è il suo. La possibilità di un alibi, costruito giorno per giorno, con non poche fatiche, ricominciando a quarant’anni.
Cinquanta i chilometri percorsi. A piedi. In neanche un metro di spazio. Addossato al muro dell’Eurotunnel, col treno che gli sfiorava il fianco. Una semplice caduta, una perdita d’equilibrio, un dislivello sarebbero stati fatali. Eppure lui ha preferito continuare l’impresa, imperterrito, fino all’ultimo chilometro. Perché per lui, rischiare la vita in questo modo, significava rischiare di averla migliore. Quando hai alle spalle delle difficoltà tali che è come se la vita te la togliessero, rischiare non può che avere una connotazione positiva. Non può che rappresentare l’eventualità di un bicchiere mezzo pieno, nella peggiore delle ipotesi. Completamente pieno nella migliore. E allora perché non provarci?
Da Calais, in Francia, al Regno Unito: era questo il suo progetto. Cinquanta chilometri. Il viaggio della speranza, sicuramente neanche il primo della sua vita. La Manica era l’ennesimo ostacolo da superare, e ce l’aveva fatta! Se non fosse stato per le autorità britanniche che, al suo arrivo in Inghilterra, hanno bloccato la sua corsa. L’arresto è avvenuto alle 18.13 quando ormai Abdul era quasi allo sbocco del tunnel, a Folkestone, in Kent.
Un’impresa da guinness dei primati, però senza premio finale.
Almeno nove persone erano morte nei giorni scorsi, tutti migranti che avevano cercato di salire sui treni dell’Eurostar, per essere trasportati dall’altra parte del canale.
Caro costerà ai viaggiatori e pendolari questo gesto: si sta pensando di sopprimere le corse notturne del treno, per poter chiudere il tunnel nelle ore di buio, quando è difficile controllare e prevedere episodi come questo.