Una vicenda paradossale è accaduta nella città siciliana di Ragusa, dove un benefattore di origini ragusane, ormai da tempo emigrato negli USA, Giuseppe Giuffrè, aveva intenzione di donare ben due milioni all’Azienda sanitaria ragusana per comprare apparecchiature mediche e migliorare i servizi del nuovo ospedale “Giovanni Paolo II”, ma ha dovuto fare una lunga anticamera ed è andato via, rinunciando così alla donazione.
Giuseppe Giuffrè, conosciuto come Pippo, è magnate americano, con diversificate attività tra cui quella delle concessionarie automobilistiche, ma ragusano d´origine. E´ rimasto legato alla sua terra natia tanto che non manca mai, tra un salto nelle sue ville in Florida e nel Vermont, di ritornare a casa per riabbracciare parenti e familiari. Ma Stavolta Giuffrè si è proprio scocciato, abituato com´è a dare ordini ai suoi collaboratori e alle sue segretarie, ha girato i tacchi insieme al suo avvocato e se ne è andato al mare nella sua bella villa di Marina di Ragusa.
Anticamera troppo “lunga” (appena 10 – 12 minuti secondo l´Asp, circa mezz´ora a detta del mancato donatore), di certo una sala d´attesa troppo calda e una punta di insofferenza. Si sono “volatilizzati” così due milioni di dollari per l´azienda ospedaliera di Ragusa, l´Asp 7, ovvero a beneficio dell´intera collettività ragusana.
Giuffrè aveva chiesto l´incontro con il direttore generale nella sua qualità di ambasciatore dell´associazione “Figli di Ragusa” con sede a Brooklyn. L´associazione ha deciso di liberarsi del palazzetto dove è ospitata da decenni la sede che è stata punto di riferimento per i tanti iblei di stanza a New York. Il ricavato, circa due milioni di dollari, era stato devoluto a favore dell´Asp 7 di Ragusa per migliorare servizi e arricchire la dotazione di strumenti diagnostici, come accennato in primis a beneficio del nuovo monoblocco ospedaliero che dovrebbe diventare operativo nel 2017. Ecco il senso della visita di Pippo Giuffrè che era stato preceduto qualche mese fa dal suo avvocato per mettere a punto l´operazione donazione.
Improvvisamente però Giuffrè batte in ritirata, perché ha ritenuto eccessiva quella che secondo l’Asp è stata una breve attesa chiesta gentilmente dal direttore generale Maurizio Aricò in persona, nella sede di piazza Igea.
Il caso, che presenta connotazioni a dir poco strane, ha assunto anche risvolti politici, infatti la deputata M5S Vanessa Ferreri ha chiesto la convocazione urgente di Aricò davanti alla commissione sanità dell´Ars, al fine di chiarire la vicenda. A Maurizio Aricò non è rimasto altro che il rammarico e una punta di sorpresa, e anche per questo il direttore generale del´Asp si auto assolve: “Li ho accolti e fatti accomodare nella sala d’attesa, aspettando che arrivasse il legale dell’Asp Danilo Vallone che si trovava in tribunale, circa 700 metri di distanza, dal momento che anche Giuffrè era accompagnato dal suo avvocato Michele Sbezzi. Il tempo che l´avvocato Vallone arrivasse in sede, non più di 10-12 minuti, e loro erano spariti senza dire nulla. Non sono neppure riuscito a rintracciarli”.
Ed ecco la buona notizia, tra una polemica e una risata per la bizzarra vicenda, alla fine una stretta di mano, una pacca sulle spalle e la promessa di rivedersi. Pippo Giuffrè se ne ritorna in America, con l´impegno di convincere il consiglio dell´associazione “Figli di Ragusa” a confermare la donazione di due milioni di dollari a favore dell´Asp 7 nonostante lo “sgarbo” ricevuto.
Così gli immancabili politici di turno sono usciti vittoriosi per avere favorito il “rinsavimento” del tycoon ibleo-americano, mentre il manager dell´Asp 7 di Ragusa, Maurizio Aricò si dovrà invece sottoporre ad un viaggio in quel di Palermo per giustificare dinanzi alla commissione sanità all´Ars il suo comportamento nei confronti dell´illustre benefattore d´oltreoceano del quale erano stati messi in pericolo i due milioni di dollari di donazione a causa di un attesa prolungata e di una sala non arieggiata per bene che hanno infastidito oltremodo il ‘povero’ Pippo Giuffrè ,che sfogandosi al colmo della collera ha detto: “Neanche quando andavo a parlare con Ronald Reagan ho atteso tanto”.
In ogni caso, che piaccia o no, la gestione della sanità iblea e il suo stato di benessere, quanto i tempi, spesso discutibili della burocrazia, non possono di certo essere giudicati dal caso innescato da Giuffrè.