La Reggia di Carditello, suo malgrado, si trova al centro di una vicenda tutt’altro che confacente al suo status di sito archeologico, per effetto di quel potere oscuro che veementemente ama professare la sua belligerante egemonia nell’entroterra casertano.
L’ex ministro Massimo Bray, l’uomo che ha restituito Carditello allo Stato, è una delle figure-simbolo del braccio di ferro tra “lecito ed illecito” che sta tenendo banco proprio in quella sede.
Durante la mattinata di ieri, Bray, in visita al real sito borbonico ha subito l’ennesimo ed increscioso episodio di violenza.
L’ex ministro aveva appena detto ringraziato le associazioni: «Se non avessero fatto pressione sui miei uffici e non mi avessero fatto conoscere la situazione questa reggia avrebbe avuto un’altra sorte». Poi, aveva rilasciato un’intervista alle telecamere di Rainews 24. È stato allora che, prima di andare via, ha detto di voler fare un salto alla cappella reale del sito, seguito dalla giornalista Carlotta Macerollo.
Passando dalla grande sala al piano terra, ha notato un libro su un tavolo. Si trattava di un manuale di tecnica edilizia, poi sequestrato dalla scientifica. Sotto si intravedeva la busta. La grafia incerta, quasi certamente camuffata, già non prometteva niente di buono. «A Massimo Bray Spm». E così, l’ex ministro, si è ritrovato tra le mani quel foglio: «Ti avevamo avvisato di non ritornare a Carditello altrimenti saresti morto».
Appena l’ex ministro ha aperto la busta le guardie del corpo hanno allertato i carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere che sono arrivati con gli uomini del nucleo scientifico. Hanno portato via la lettera e il libro che era stato utilizzato come fermacarte e forse anche come messaggio aggiuntivo. L’ennesimo minaccioso episodio, franato nella vita di Bray, sotto scorta dal 2013, ovvero, da quando è iniziata la sua autentica battaglia per salvare Carditello. Il real sito, una delle 22 «delizie reali» fatte costruire dai Borbone, per molti anni è stato di proprietà del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, poi commissariato. Anni di abbandono e vergognosi saccheggi: nessuno si occupava della tenuta, frequentata esclusivamente da vandali e ladri. Tutt’intorno tonnellate di rifiuti e, quasi equidistanti dal sito storico, due discariche: Maruzzella e Santa Maria La Fossa. Poi la vendita all’asta per sanare una situazione debitoria disastrosa. Prezzo di partenza 25 milioni di euro. Dopo 12 battute d’asta andate deserte, il prezzo era sceso a 10 milioni. È opinione generale che gli autori delle intimidazioni abbiano come obiettivo il boicottaggio della Fondazione. Tecnicamente, però, lunedì sarà il nuovo ministro, Dario Franceschini, a firmare assieme al governatore della Campania Vincenzo De Luca, al sindaco di San Tammaro Emiddio Cimmino, al prefetto di Caserta Arturo De Felice l’accordo propedeutico alla nascita del nuovo soggetto, che per ora sarà pubblico (restano fuori le associazioni che si sono battute per Carditello) e che in un secondo momento, lo ha precisato il titolare del Mibact pochi giorni fa, «si aprirà all’apporto di giovani e volontari». La Fondazione garantisce interventi sulle strade, lavori, fruizione, turismo. Significa stop all’abbandono. Forse il recupero del sito attirerebbe troppa attenzione su una via di transito per i camion che trasportano veleni in una terra di segreti e di roghi, una terra di nessuno che si vorrebbe far rimanere tale. Ma il processo è avviato. Perché minacciare ancora Bray?
Intanto, il cerchio delle indagini si restringe, dato che il campo da perlustrare per trovare la pista che porta agli autori dell’ennesima minaccia, si restringe e non poco, in virtù del fatto che solo gli addetti ai lavori erano a conoscenza dell’imminente visita dell’ex ministro.
Dietro l’ennesimo atto criminale messo a segno da chi non vuole conferire nuova luce alla Reggia di Carditello, ci sarebbe lo zampino di una talpa?
Non si tratterebbe di un’ipotesi né azzardata né sorprendente.