Siamo nel parco nazionale di Hwange, in Zimbabwe, nell’Africa orientale, terra ospitante dei leoni per antonomasia.
Nel loro habitat naturale, nel bel mezzo della natura più selvaggia, si aggirano indisturbati i re della foresta, con passo lento, fiero, e scrutandosi intorno.
Il re dello Zimbabwe era Cecil, ma si è visto privato del trono da un momento all’altro, quando un collezionista di trofei statunitense ha deciso che fosse scoccata l’ultima ora per il grande sovrano.
La criniera nera era il tratto distintivo del tredicenne, ora ridotto in brandelli e probabilmente utilizzato come soprammobile da Walter Palmer, dentista del Minnesota.
Solo pochi giorni fa si è diffusa la notizia di questa tragedia avvenuta la prima settimana di luglio: l’assassino ha pensato bene di portare la vittima fuori dall’area protetta, prima di colpirla con una freccia, in modo da non essere accusato per violazione della legge. La perversione del killer lo ha indotto a “giocare” col leone in agonia e solo dopo molte ore lo ha finito con un colpo di fucile. Tutto ciò è stato possibile corrompendo due guardie dell’area: si parla di un affare da cinquantamila dollari.
Mentre il vero responsabile della vicenda resta latitante, sono stati arrestati un cacciatore professionista e due guardie. Rischiano fino a quindici anni di carcere.
Davanti allo studio del dentista sono molti a protestare. Sicuramente Palmer perderà parecchi clienti, prima di finire dietro le sbarre. Avrebbe provato a giustificarsi dicendo di non sapere che Cecil fosse un simbolo così importante per lo Zimbabwe (il leone era anche famoso per essere oggetto di ricerca dell’università di Oxford in Gran Bretagna).
Nelle ultime ore si parla anche dell’uccisione del fratello di Cecil, Jericho, ma è giunta una prima smentita sull’accaduto.