Il ritiro pre-campionato è un momento magico, cruciale, topico che cambia pelle ed assume movenze e vesti diverse, di anno in anno.
L’incipit di una nuova era, quella del Napoli forgiato ad immagine e somiglianza del credo calcistico di Maurizio Sarri, campano nell’animo, umile nell’indole, arcingo, serio e combattivo nelle intenzioni; le nuove leve, le giovani promesse fin qui giunte alla corte di De Laurentiis, ai quali si affiancano i ritorni di lusso e le gradite conferme; un Gonzalo Higuaín in grande spolvero, giunto a Dimaro in forma smagliante e desideroso di ricercare il suo riscatto personale attraverso il riscatto del Napoli. Queste e molte altre le emozioni trascudate dalle montagne del trentino.
Il ritiro è come una costa da percorrere da cima a fondo per scrutare alla perfezione quello che il mare lascia scorgere all’altra estremità, parimenti scalfita da quel medesimo ed incessante moto di onde. Talvolta più calme, altre volte più turbolente.
Nessuno può sapere con assoluta certezza cosa vi sarà ad attendere la truppa una volta che il nuovo viaggio sarà terminato e giungeranno a lambire quella costa che hanno iniziato a contemplare proprio durante i giorni trascorsi a Dimaro.
Un viaggio iniziato in un turbinio di emozioni contrastanti: delusione, amarezza, rabbia, sfiducia, contestazione, borbottii, malcontento, perplessità, scetticismo. Questi i sentimenti dominanti.
Sagacemente intervallati da brama di riscatto, desiderio di rivalsa e soprattutto quell’amore, irrazionale, inspiegabile, indomabile che indissolubilmente lega i cuori azzurri a quella maglia e alle sorti che, palla al piede, si rivela capace di disegnare sgattaiolando all’interno di un rettangolo verde.
Uno degli avvii di stagione più delicati dell’era De Laurentiis che, di giorno in giorno, si è naturalmente dissolto in un graduale e ben più mite clima distensivo. Un tuffo in un acqua gelida che, superato lo shock dell’impatto iniziale, si è tramutato in una rigenerante e refrigerante nuotata. Necessaria per scrollarsi di dosso le inquietudini legate al passato e proiettarsi senza indugi in una nuova ed intrepida avventura.
Le serate fragorose, trascorse tra canti, balli e sketch comici, le visite illustri, gli arrivi tanto attesi ed acclamati dei beniamini, vecchi e nuovi, le prime partite che lasciano intravedere la sagoma del disegno tattico che animerà le nostre domeniche. Che ci farà imprecare, che ci farà esultare. No, non sono questi i momenti che resteranno scalfiti negli occhi, nel cuore, nella mente.
L’emozione più forte che consegna il ritiro giunge quando da quella sponda si riesce ad intravedere una labile penombra che permette di scorgere la meta, l’obiettivo, ubicato dall’altra estremità del mare. Sulla costa da raggiungere e alla quale, di partita in partita, non si deve mai distogliere lo sguardo, la direzione, la motivazione.
Ognuno di loro, ognuno di noi, a patto che ami questa squadra di un amore sincero, dentro di sé, alla fine del ritiro, lo sa sempre se quello che ha intravisto è un segnale che lascia presagire che la strada che ci si appresta a percorrere, loro in campo, noi al loro fianco, porterà al conseguimento di traguardi felici, significativi, apprezzabili. O se… Questo no, non si dice mai a voce alta, la scaramanzia lo vieta severamente!
“Ho guardato dentro un’emozione e ci ho visto dentro tanto amore e ho capito che non si comanda al cuore… e va bene così, senza parole…”
Parafrasando Vasco, questo è l’epilogo più degno e sensato che merita d’essere accostato al primo ritiro pre-campionato confezionato da Sarri.
Amiamo questa squadra e godiamoci le emozioni che spontaneamente e da sempre sa donarci. Di chiacchiere, chiacchiericcio, illazioni, assiomi e teoremi, le parole, ne hanno già cuciti a sufficienza.
Le parole, il vento le soffia via. Le emozioni no, quelle nemmeno il fuoco le scalfisce.