I drammi umanitari di questi giorni arrivano a poche ore dalla riunione dei ministri dell’ Interno dei 28 paesi dell’Unione Europea sulla questione ‘quote’. Il sistema delle quote non è mai piaciuto agli stati europei, che vedono come un ‘sacrificio’ troppo grande, e per la loro comunità e per le loro tasche, accogliere gli immigrati. Nel summit del 20 luglio scorso allora è stato deciso che i 28 stati stabiliranno volontariamente quanti profughi ospitare. Conseguentemente, molti paesi hanno aderito in misura inferiore rispetto a quanto pattuito inizialmente.
Questa decisione accade proprio a breve distanza dal più recente fatto drammatico che vede protagonisti gli immigrati; sarebbero decine e decine i migranti morti in un naufragio davanti alla Libia, avvenuto il 23 luglio.
Facciamo riferimento a una cinquantina di morti di questa ennesima tragedia del Mediterraneo, il cui prologo ha avuto inizio a Tripoli su tre diversi gommoni, uno dei quali, sgonfiandosi poco dopo essere partito, ha iniziato a imbarcare acqua. Delle 120 persone a bordo, decine e decine sono annegate e, tra queste ci sarebbero anche minori.
I superstiti di questo viaggio sono un’ottantina, e sono stati recuperati prima da una nave mercantile italiana e successivamente dalla nave militare tedesca Holstein, in questi giorni molto attiva nel Mediterraneo, dove ha già salvato nelle scorse ore 283 profughi, provenienti da Somalia, Eritrea, Benin e Mali.
I profughi sono sbarcati ad Augusta, dove continuano al momento gli interrogatori con i responsabili delle associazioni umanitarie, per cercare di capire quante possano essere state le persone annegate in mare.
Il portavoce italiano dell’alto commissariato Onu per i rifugiati, Federico Fossi ha dichiarato: «Stiamo ascoltando le testimonianze di chi è sbarcato ad Augusta e loro parlano di 35 o 40 scomparsi in mare».
Sulla base delle testimonianze racconlte dai superstiti, l’artefice della traversata sarebbe Ermias Ghermay, di origine etiope, è colui che organizza e guida il traffico di esseri umani che, dalle coste libiche a bordo di carrette del mare, partono per le coste italiane.
A rivelarlo è un’inchiesta della giornalista britannica Alex Crawford, di Sky News che cita come fonti la polizia italiana ed il magistrato Geri Ferrara, membro della Dia di Palermo e componente del pool antiscafisti.