A poco più di un anno di distanza dalla concitata notte in cui Davide Bifolco perse la vita, raggiunto da proiettile partito dalla pistola di ordinanza di un carabiniere, ieri ha avuto luogo l’udienza finale nel processo. Una giornata concitata e densa di emozioni, culminate nelle minacce di morte rivolte ad un agente di polizia.
Seguita, quindi, a tenere banco il braccio di ferro che, fin da subito, ha contraddistinto l’intera vicenda consumatasi lungo le strade del Rione Traiano, una delle zone più calde del quartiere Fuorigrotta di Napoli.
Auto della polizia incendiate, scontri, insulti, tensioni di vario genere hanno fin da subito accompagnato le evoluzioni di questa vicenda, originatasi in seguito alla morte di un ragazzo di 17 anni e maturata in circostanze ancora tutte da chiarire.
Subito dopo la richiesta di condanna a 3 anni e 4 mesi a carico del carabiniere, ieri, i parenti del ragazzo ucciso hanno duramente inveito contro il Pm, ma anche contro un agente. Il padre di Davide Bifolco è stato allontanato dall’aula urlando: «Questo processo non si deve fare».
L’udienza è poi ripresa a porte chiuse. Il processo è stato rinviato al primo ottobre prossimo, quando interverrà il difensore del carabiniere imputato. A conclusione dell’udienza del primo ottobre è prevista la sentenza del gup Ludovica Mancini. Un presidio di parenti, amici di Davide Bifolco, ed aderenti ai Centri sociali ha avuto luogo in Piazza Cenni, davanti all’ ingresso del Tribunale di Napoli, così come più volte avvenuto nel corso di quest’anno, il primo, per la famiglia Bifolco, trascorso senza Davide.