Nella notte tra sabato e domenica decine di migranti hanno raggiunto il territorio napoletano. Se ne sono contati quarantacinque, che era stato stabilito si disponessero in alcune abitazioni situate ad Acerra.
Tra il disaccordo di molti e l’accoglienza di altri, si sperava che questa parte della Campania potesse ospitare vite vissute a metà e che qui avrebbero dato una svolta alla loro esistenza. Naturalmente in senso positivo.
Sappiamo, chi per esperienza diretta e chi attraverso le immagini dei telegiornali, quali siano i numeri a cui sono “ridotti” questi viaggiatori nella speranza. Sappiamo quanto grandi siano le disperazioni e le richieste di abbracci rivolte all’Europa e a tutto ciò che c’è oltre il Mediterraneo (perché spesso non lo sanno neanche; sanno soltanto che c’è una terra, dei cuori, la pace che fino ad allora non avevano ancora mai visto).
Il sud della nostra penisola è quello che più tra tutti ha teso le braccia verso gli immigrati, definiti dall’Onu “bare galleggianti”. Un’immagine dura che fa riflettere su quali condizioni, logicamente, si aspettano di trovare in Italia, pur di scampare alla guerra e alla fame che tanto bene hanno imparato a fronteggiare sin da piccoli.
Sarebbero pronti a tutto, eppure c’è chi, su questo, ci marcia.
Case inagibili sono state destinate a queste persone, “per tappare la bocca” e dimostrare in facciata che, comunque, ci si è impegnati a distribuire tetti a chi ne avesse bisogno.
La Prefettura di Napoli ha richiesto al sindaco Raffaele Lettieri di controllare le condizioni in cui si sarebbero trovati i migranti. E negativo è stato il bilancio emergente dalle analisi del Comune. Le abitazioni site in località Spiniello erano inagibili.
Per motivi di ordine pubblico, queste anime sono state temporaneamente portate a Giugliano, presso un centro di accoglienza.