Luigi Cimmino: l’uomo di camorra balzato agli “onori” della cronaca quest’oggi, ideatore ed esecutore di innumerevoli gesta violente e criminali che hanno scalfito la quiete nei quartieri del Vomero e dell’Arenella. Quella era zona sua.
Quella fetta di Napoli era il territorio di competenza di Cimmino, proprio lì dove si consumò l’omicidio di Silvia Ruotolo nel giugno del 1997, una delle tante vittime che la sanguinaria guerra di camorra ha generato nel tempo e proprio lui era il destinatario di quei colpi di pistola che hanno stroncato una vita innocente.
Luigi Cimmino, 54 anni, dopo la sua scarcerazione nel 2011 aveva riorganizzato il gruppo richiamando i membri storici, ai quali seppe affiancare nuove leve.
Attualmente, Cimmino, per conto del clan, svolgeva l’incarico di consegnare gli stipendi, le cosiddette “mesate”, alle famiglie degli affiliati detenuti.
Il suo arresto è maturato per merito della gelosia della sua amante che lo teneva sotto controllo via telefono perché temeva di essere tradita, ragion per cui l’uomo per dimostrare la sua fedeltà alla donna, si è recato a consegnare due “mesate” ad altrettante mogli di detenuti affiliati tenendo la comunicazione attiva per tutto il tempo. L’intercettazione è stata così carpita dai carabinieri che sono riusciti ad ottenere informazioni chiave sulla vicenda. Dalle indagini, inoltre, è emerso che il clan si è anche prodigato per pagare le spese matrimoniali alla figlia di uno dei suoi affiliati storici.
Nel corso delle indagini i militari dell’Arma hanno ricostruito la struttura dell’organizzazione criminale e accertato che il clan era dedito alle estorsioni a imprenditori edili dell’area collinare del capoluogo campano.
Cimmino è stato quindi arrestato stamani per associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata da finalità mafiose insieme ad altre quattro persone.
L’uscita del boss dalla caserma, ammanettato ed affiancato dagli uomini in divisa si è consumata in un clima surreale: applausi, urla di consenso, approvazione, stima, ammirazione. Da parte di amici e parenti, oltre che dei “fan” o “follower” che dir si voglia.
Un arresto suggellato, quindi, da un ceffone, violento e maldestro, inferto in pieno viso alla giustizia, alla legalità, alla speranza di una vita diversa, migliore, svincolata da quell’asfissiante tenaglia che soffoca e tiene in ostaggio questa città da tempo immemore.