23 anni fa a Palermo avveniva la strage di via D’Amelio. Nell’esplosione che sventrò auto e palazzi nel cuore del capoluogo siciliano, morirono il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina .
Di certo, quest’anno irrompe nelle celebrazioni della Strage la brutta vicenda che vede coinvolto il Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta e il medico Matteo Tutino. Nel testo, pubblicato dall’Espresso, il medico e amico personale di Crocetta, afferma, senza che il politico reagisca in alcun modo: “Lucia Borsellino? Va fatta fuori come suo padre”.
La figlia del magistrato ucciso è stata assessore nella giunta Crocetta fino all’addio del 30 giugno scorso. Non si è presentata alla cerimonia ed è rimasta a Pantelleria. Assente anche il governatore autosospeso Crocetta, che però ha replicato a distanza: “Non ho mai lasciato sola Lucia Borsellino, la sua sofferenza e il suo calvario sono stati anche miei”.
“Una commemorazione in silenzio e senza la presenza del presidente della Regione Rosario Crocetta” è ciò che chiede il Movimento dei Poliziotti per ricordare l’anniversario della strage di via d’Amelio. Una messa in loro suffragio si terrà oggi alle 9.30, nella cappella della caserma Pietro Lungaro di Palermo.
Il Movimento, oltre al silenzio, chiede “anche rispetto, perciò nessuna passerella politica e nessun volto noto che possa imbarazzare la famiglia Borsellino, alla quale il sindacato esprime pieno sostegno e solidarietà in questi ultimi giorni di un luglio particolarmente imbarazzante e assai infuocato”.
“Siamo sempre più convinti – dice Antonino Alletto, segretario nazionale di Mp – che le commemorazioni abbiano ormai assunto una connotazione più che altro mediatica, dove tutti si schierano in prima fila, fanno promesse sotto le luci dei riflettori per poi scomparire il giorno dopo. Chiediamo in maniera esplicita che il presidente Rosario Crocetta non partecipi alle commemorazioni dei nostri morti fino a quando non venga chiarito il suo ruolo all’interno della vicenda Tutino. Noi preferiamo ricordare i nostri morti ammazzati con i colleghi e i familiari, gli unici che davvero non dimenticano il dolore provocato dalle stragi di mafia”.
Ma, aldilà delle polemiche, la giornata di oggi è interamente dedicata al ricordo di quella terribile domenica del 1992, quando a Borsellino e i ragazzi della scorta è stata tolta la vita. Una domenica torrida proprio come questa. Fatti letteralmente a pezzi da un’auto bomba parcheggiata sotto casa dell’anziana madre del magistrato, esattamente in quella via d’Amelio che ormai è nella memoria di ognuno.
La giornata, l’ultima nella vita del magistrato che insieme a Giovanni Falcone rappresenta lo Zenit dell’impegno contro ogni mafia e ogni criminalità, ci è stata tratteggiata dal ricordo semplice e pulito del figlio Manfredi. Un ricordo che per il ragazzo odora di mare, di spiaggia e di amici; ricordo che profuma di panelle e arancini serviti in tavola nonché dell’immancabile “comizio” che il padre Paolo regalò, “come suo solito”, alla famiglia riunita. Ricordo triste, presagio di sventura.
Ebbene tutta Italia vuole ricordarlo così Paolo Borsellino, in questa domenica di 23 anni dopo. Ci piace ricordarlo insieme ad un’altro eroe, che pure ci manca tanto, ovvero Falcone. Due esempi, per noi. Due eroi; il nostro vero e più grande patrimonio.