La cronaca riporta molteplici notizie di giovani madri che partoriscono in condizioni igienico-sanitarie precarie, per poi liberarsi del neonato come fosse un qualunque rifiuto organico, al fine di mascherare l’avvenuto parto.
Sarebbero circa 3.000, secondo l’ultima indagine della Sin-Società italiana di neonatologia, i neonati abbandonati ogni anno nel nostro Paese. Il 73% è figlio di italiane, il 27 di immigrate, in gran parte tra i 20 e 40 anni, mentre le minorenni rappresentano il 6%. Gli abbandoni in ospedale sono 400.
Bilancio in linea con i recenti fatti di cronaca. Dietro i gesti terribili e mostruosi, tante storie simili, segnate da disagio, disperazione, solitudine, con conseguenze a volte irreparabili. Perché dall’angoscia di non poter accudire il figlio indesiderato all’infanticidio il passo è terribilmente breve.
Purtroppo il fenomeno è territorialmente trasversale, a dimostrarlo, ciò che è avvenuto proprio ieri in Spagna, dove grazie alle urla di un bebè, provenienti da sotto terra, è stata attirata l’attenzione di una passante.
La signora ha subito allertato la polizia spagnola che è intervenuta, nei pressi della periferia di Madrid, ed ha scoperto all’interno di un contenitore di immondizia interrato, un neonato di circa due settimane che vi era stato gettato in una borsa di plastica. Fortunatamente, mediante l’ausilio dei pompieri il piccolo è stato riportato in superficie e subito ricoverato in ospedale. Le sue condizioni sono definite “buone”. Adesso sono state avviate indagini per individuare i genitori del neonato.
Ma come è possibile attuare un gesto simile? Disumano e oltraggioso, oltre ad essere contro natura, sottolineando come non vi sia nessuna giustificazione plausibile in merito. Auguriamo al più presto con l’ausilio delle indagini, di far luce sugli autori della vicenda, ricordando che non si può gettare via una vita umana, come fosse uno straccio.