È una giornata difficile, triste, lugubre.
Impossibile da raccontare, in virtù del fatto che questo duplice omicidio, seguito dal suicidio dell’artefice di quella che verrà tramandata ai posteri come la “strage di San Giovanni a Teduccio”, si colloca in quel genere di notizie, fatti, vicende che lasciano a corto di parole anche i cronisti.
Anche coloro ai quali la professione impone di esibire puntualmente lucido e fermo distacco. Anche al cospetto della morte e di una morte così surreale.
È una giornata difficile, triste, lugubre per il primo cittadino di Napoli, in quanto costretto a doversi relazionare con l’ennesima efferata pagina di violenza, scritta con sangue sporco di polvere da sparo, all’ombra del Vesuvio. Per giunta, in questa circostanza, il luttuoso velo di dolore, avvolge uno dei suoi collaboratori: l’assessore Nino Daniele.
«Non nascondo la mia profonda commozione e la difficoltà di affrontare una giornata di ordinaria vita istituzionale e politica – ha dichiarato de Magistris – siamo profondamente vicini a Nino, lo dico come sindaco e come amico certo di interpretare il pensiero dei componenti della giunta, dei consiglieri e di tutti i napoletani. Voglio che sappia che non è un assessore della nostra giunta, è un nostro grande amico».
Su esortazione del presidente del Consiglio comunale Raimondo Pasquino, stamani, l’aula ha osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime.
Con l’avvicendarsi delle ore e attraverso l’evoluzione delle indagini in corso, emergono nuovi dettagli.
In particolare, innumerevoli sono le notizie che giungono dal passato della vittima-carnefice, Cesare Cuozzo.
L’uomo aveva già tentato il suicidio un anno e mezzo fa, ingerendo dei farmaci. Cuozzo era in cura in un centro di igiene mentale di Napoli e deteneva in maniera illegale una pistola. In uno stanzino dell’abitazione dove è avvenuta la tragedia, sono stati trovati una ventina di proiettili dello stesso calibro. Nel tamburo c’erano i bossoli di sette colpi esplosi. L’omicidio-suicidio sarebbe avvenuto 36-48 ore prima del ritrovamento dei corpi; una conferma su questo punto, in attesa dei risultati degli accertamenti medico-legali – secondo i Carabinieri della compagnia di Poggioreale e del Nucleo Investigativo – è costituita dall’acqua di condensa dei condizionatori che ricopriva il pavimento dell’abitazione: l’impianto, infatti, era in funzione, da molte ore i contenitori non erano stati svuotati e l’acqua è traboccata.
Cuozzo avrebbe agito quando moglie e figlio erano a letto: il ragazzo è stato trovato nella sua stanza, in pigiama, con un colpo di pistola alla testa; anche la moglie aveva un colpo d’arma da fuoco alla testa.
L’appartamento è tuttora sottoposto a sequestro; arma e proiettili repertati.