Silvio Orlando è salito agli onori delle cronache nazionali a metà degli anni ’80, in un periodo in cui si cominciava a parlare di un nuovo cinema italiano, di una sorta di rinascita. Portato al successo dalle ottime prove d’attore messe in mostra per Gabriele Salvatores, Daniele Luchetti e Nanni Moretti. Silvio Orlando è andato oltre, ritagliandosi uno spazio interpretativo ben definito, e al contempo di grande qualità nel panorama cinematografico nostrano.
Nato a Napoli il 30 Giungo 1957, Silvio Orlando esordisce nel mondo dello spettacolo lavorando nei teatri della sua città. Lungo gli anni ’80 collabora con i migliori autori e registi della scuola partenopea, da Carpentieri a Tauti, ma sarà proprio l’incontro con Gabriele Salvatores a segnare la svolta nella sua carriera.
Il regista-premio Oscar lo dirige, sempre a teatro, in ‘Comedias‘ e in ‘Eldorado‘e nel 1987 gli affida un piccolo ruolo nel suo secondo film, Kamikazen – Ultima notte a Milano. Grazie a questa prima occasione, Silvio Orlando diventa ben presto uno degli interpreti italiani più noti dell’ultima generazione e lavora con alcuni tra i registi più apprezzati del nostro cinema. Successivamente all’incontro con Nanni Moretti che lo ha scelto per molti suoi film – Palombella Rossa, Il grido d’angoscia dell’uccello predatore, La stanza del figlio e Il Caimano che gli è valso il David di Donatello come miglior attore protagonista – ai quattro film di Daniele Luchetti – tra cui certamente è da citare “La scuola” – a Carlo Mazzacurati, Michele Placido, Paolo Virzì, Pupi Avati (con “Il papà di Giovanna” grazie a cui ha ricevuto la Coppa Volpi nella 65esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia).
Lo vediamo anche gettato efficacemente nell’angoscia italiana degli anni di piombo con “La mia generazione” (1996), di Wilma Labate, ma forse più incisivo ci pare nel film sulle disfatte umane e militari della guerra coloniale fascista, messe in scena da Enzo Monteleone in “El Alamein – La linea del fuoco” del 2002. Straordinariamente vicino allo spettatore e toccante – anche per il ruolo centrale che gli viene affidato – è poi nel dolorosissimo “Il posto dell’anima” (2003), accanto a Paola Cortellesi, dove Riccardo Milani mette al centro l’ingiustizia delle morti sul lavoro.
Silvio Orlando è comunque amato sia dal pubblico che dai registi, tanto è vero che ha lavorato moltissimo in questi 20 anni – oltre che con quelli già citati – con tutti i più talentuosi. Non sono infatti tanti gli attori italiani a poter vantare di aver vinto, solo per citare i principali, due Nastri d’Argento, un David di Donatello, un Grinzane e un Ciak d’Oro,oltre ad essersi guadagnato svariate nomination (tra cui una al Globo d’Oro e due per il David di Donatello).
Ad ogni modo, il successo cinematografico non gli fa perdere di vista la passione per il teatro, dove ottiene numerosi riconoscimenti sin dall’inizio e dove esordisce anche come regista, portando in scena due farse di Peppino De Filippo. La sua notorietà è legata anche alla partecipazione a numerose trasmissioni comiche, tra cui ‘Araba Fenice’ e ‘Emilio‘, nonché alle fiction televisive a cui ha preso parte, ‘Felipe ha gli occhi azzurri’ nel 1992 e ‘La storia siamo noi’ nel 1998.
Augurandogli ancora un lungo cammino colmo di successi, lo ricordiamo nel giorno del suo compleanno. Auguri Silvio Orlando!