Nessuno dice che sia stata colpa di qualche politico o persona di alto livello (anche perché l’accaduto si può rimandare soltanto alle mani di un ignorante), ma ciò che è successo nell’auditorium della Regione Lombardia ha dell’incredibile, soprattutto se relazionato al contesto in cui è avvenuto.
Si stava tenendo un convegno sulle donne imprenditrici e la delegazione pugliese era giunta a Milano.
A un certo punto la consigliera di parità della Puglia è stata chiamata per andare a notare nella sala accanto la scritta “terun”: cinque lettere separate e di un verde acceso erano state accostate e appoggiate su un muro.
I commenti riguardo a un gesto simile lasciano il tempo che trovano: la foto che Serenella Molendini ha pubblicato sul gruppo Facebook degli Stati regionali delle donne ha provocato reazioni di disgusto, ma anche totale indifferenza.
C’è chi non si sente terrone, chi è orgoglioso invece di esserlo, chi ha evidenziato la discriminazione ancora esistente nel 2015 tra chi appartiene alla stessa Italia ma si sente superiore ad altri solamente per una provenienza geografica diversa.
La consigliera ha dichiarato: “Sono a Milano nell’auditorium della Regione Lombardia per l’incontro sulle imprese femminili. Un incontro molto boicottato… Questa mattina nella sala adiacente abbiamo trovato questa scritta”.
E ancora: “Isa Maggi (fondatrice dello Sportello donna lombardo) insieme con tutte noi ha contestato tale avvenimento e pubblicamente ha detto che mai più si terrà un incontro degli stati generali in Regione Lombardia. Ieri quella scritta non c’era, l’abbiamo trovata oggi”.
Il tono di questo “insulto” in dialetto lombardo ha provocato incredulità, in particolar modo perché calato nella location della due-giorni nella quale si discuteva dei successi imprenditoriali (economia, innovazione, start-up femminili e sostenibilità gli argomenti toccati).
Ora le intenzioni dei presenti sono quelle di inviare una lettera di protesta al presidente della Regione Lombardia.