L’atto di violenza è accaduto esattamente il 27 giugno, in serata, a Cerisano, dove un bambino di soli 8 anni, è stato preso a sprangate da un ragazzino di 11 anni, di origine marocchina, a seguito di una lite.
Una brutale aggressione, che poco si addice a un bambino di 11 anni. Era appena terminato un torneo di calcio. Il ragazzino 11enne, avrebbe tentato di impossessarsi della bicicletta del bambino di 8 anni, ricevuta in dono dai genitori per la promozione. Peraltro, la stessa famiglia della vittima, aveva già regalato la vecchia bici del piccolo, ancora in buone condizioni, proprio al ragazzino marocchino. Il proprietario della bici, è stato poi prontamente soccorso e portato in ospedale, dove è stato sottoposto ai controlli del caso e a sei punti di sutura.
Il giovane aggressore, che vive a Cerisano da circa 4 anni insieme alla sua famiglia, non sarebbe nuovo a questi episodi di violenza verso i suoi coetanei.
Resta la paura e lo stupore. Al di là della nazionalità o dell’età dell’aggressore, il gesto è certamente da condannare. Aprendo, a questo punto, un serio dibattito all’interno della società cerisanese e delle famiglie del luogo.
Prevale al momento la rabbia e lo sconcerto nella famiglia del piccolo, sempre pronta alla solidarietà, come accennato prima, e preoccupata per le gravi lesioni riportate.
Il fatto accorso, è stato poi ovviamente denunciato ai Carabinieri del luogo, dai genitori del bambino ferito.
Quando giovani e ragazzi violano le norme o commettono addirittura atti di violenza, occorre reagire in modo deciso, trasparente e soprattutto rapido. In mancanza di reazioni, si corre il rischio di un ampliamento dei margini di azione e quindi, come in questo caso specifico, di assumere atteggiamenti violenti come abitudine.
È dunque importante che gli adulti, genitori ed educatori, impongano dei limiti ed esortino i ragazzi devianti ad assumersi la responsabilità del loro comportamento. Solo in questo modo essi imparano a confrontarsi con le conseguenze dei loro atti. In molti casi, per impedire altri reati (di violenza), è sufficiente una reazione decisa da parte dei genitori o dell’ambiente sociale.
Quando un giovane viene per la prima volta scoperto e denunciato quale presunto colpevole, già il solo contatto con la polizia ha spesso un effetto «deterrente» e preventivo. Insomma, dato che non si è trattato di una semplice ‘bravata da ragazzini’, ci si augura quantomeno che non resti impunito il colpevole.