L’area industriale di Napoli: quella che spalanca le porte verso la periferia, quella che un tempo rappresentava il centro delle attività industriali partenopee, come ricorda la carcassa di quella che un tempo fu la sede della manifattura del tabacco.
Avrebbe dovuto continuare a perseguire quella strada e quando ha smarrito la direzione da percorrere, sarebbe dovuto giungere un piano di riqualificazione che, invero, è fin qui pervenuto solo sulla carta e, di tanto in tanto, riecheggia in taluni sporadici discorsi, pregni di buoni propositi e poveri di concretezza.
Invece, la realtà sancisce altro: oggi quella è un’area colonizzata dal business più prolifero e fiorente dell’era contemporanea, non solo tra le mura campane: dopo la “piccola Cina” istituita nell’hinterland, a San Giuseppe Vesuviano, è lì che i cinesi hanno incentrato e concentrato il loro giro d’affari all’ombra del Vesuvio. Nell’area industriale di Napoli. O meglio, in quella che avrebbe dovuto e potuto essere l’area industriale di Napoli.
Ieri mattina, intorno alle 7, un vasto incendio alla Chinatown di Gianturco è divampato sul retro di un grande capannone a via Ferraris 117.
La matrice dell’incendio è ancora tutta da accertare.
Le fiamme sono divampate in un un’area cruciale che ben si presta ad accogliere svariate ipotesi. Quella zona, infatti, non accoglie solo un’elevatissima percentuale di commercianti cinesi, ma, poco distante, giace anche il centro operativo della direzione investigativa antimafia.
Nessun ferito, tutti i lavoratori presenti nel capannone sono riusciti a mettersi in salvo. Le strutture coinvolte nelle fiamme sono state quasi completamente distrutte. In attesa di conoscere gli sviluppi delle indagini, intorno all’accaduto aleggia una fitta nube di fumo e mistero.