Quante volte abbiamo sentito affermare che internet rappresenta il futuro?
L’era contemporanea, ancor più in materia di comunicazione, conferma ogni giorno e mediante segnali sempre più evidenti che la suddetta premonizione trova ampio ed ascendente riscontro nella realtà.
Le case discografiche, da tempo immemore, hanno abbracciato questo credo, calcando fortemente l’onda macinaconsensi generata da quell’immediatezza che rappresenta il punto di forza e la preponderante peculiarità del web.
I-tunes e youtube, in tal senso, rappresentano la massima e più tangibile espressione di questa politica che, con un semplice clic, conferisce ad un brano la più totale ed assoluta diffusione possibile ed auspicabile.
I giornali online, tuttavia, rappresentano un’innovazione ancora tutta da consolidare, anche e soprattutto in termini burocratici, seppur la valenza della forza mediatica ricoperta dal web non può essere oggettivamente contestata. I numeri macinati dai giornali online e dal web che, ormai, è il canale più utilizzato per rimanere sempre aggiornati in merito a quanto accade nel mondo, hanno ampiamente sottratto ai giornali cartacei l’autorità e la supremazia della quale disponevano anni addietro.
Tutto bello, tutto grande, tutti compiaciuti, soddisfatti e d’accordo sui benefici generati dai progressi consegnati dalla tecnologia. Fino a quando non giunge il momento di tributare “il riconoscimento ufficiale” al progresso.
Mi spiego meglio.
In controtendenza con quelle che sono “le richieste del mercato” che le stesse case discografiche per prime assecondano e soddisfano, a ridosso dei “concerti di rilievo”, i giornali online vengono clamorosamente depennati dalla lista delle testate giornalistiche da accreditare.
Così come inconfutabilmente ed inequivocabilmente dimostra la mail giunta alla nostra redazione in risposta ad una richiesta di accredito:
“Facendo seguito alla sua richiesta di accredito per il concerto in oggetto, siamo spiacenti di comunicarle che ci è impossibile confermarla: in linea con la nostra politica aziendale, la nostra lista accrediti è riservata esclusivamente ai quotidiani cartacei locali.”
L’oggetto della disputa è il concerto che si terrà allo stadio San Paolo il prossimo 3 luglio e che vedrà Vasco Rossi valicare il tempio di Fuorigrotta.
Fa ancor più specie che un simile bigottismo, classista e discriminatorio, venga praticato dall’entourage di un leader in materia di evoluzione, sovversione e trasgressione, soprattutto pensando all’uso, talvolta finanche smodato, che il Vasco nazionale per primo ha più volte praticato del web.
Appare assai paradossale che, nel 2015, nell’era degli iPhone, dei tablet e del linguaggio digitale, noi giornalisti online, che paghiamo le tasse e ci sobbarchiamo gli stessi oneri dei colleghi della carta stampata, dobbiamo ancora vederci propinare l’etichetta di “giornalisti di Serie B”. Proprio noi che siamo gli unici in grado di inglobare all’interno degli articoli anche i video delle canzoni che “stranamente” ci vengono prontamente inoltrati da parte dello stesso entourage dei suddetti “signori artisti”, concorrendo, così, ad incrementare in maniera diretta i loro introiti.
Se le cose stanno così, i link di presentazione dei brani dei vostri protetti è più opportuno che li inoltrate alle redazioni dei giornali cartacei. Noi “giornalisti di Serie b” attendiamo con estrema curiosità di scoprire come verrà generato il collegamento ipertestuale che permetterà alla “carta di cantare”.