L’estate è ormai ufficialmente arrivata e gli zaini imbrattati di “tvb” e cuoricini abbandonano libri e dispense per cedere il posto a teli da mare e racchettoni. E, anche quest’anno, tantissimi giovani si accingono a supportare una nuova avventura e, zaino in spalla e occhi infervorati dalla voglia di “spaccare il mondo”, partiranno alla conquista di “nuovi lidi”.
Qualcuno ci riuscirà, qualcuno farà ritorno anzitempo, con le spalle irrigidite dal rammarico, per effetto della perentoria ed insindacabile selezione naturale che decreta la differenza tra i “vorrei” e i “voglio”, ovvero, tra coloro che sterilmente s’improvvisano barman e chi, invece, si dimostra capace di confermarsi con maggiore continuità.
Ricordo benissimo le paure che nutrivo da giovane, quando ero alle prese con le prime esperienze e che avrebbero voluto indurmi a scappare dalla responsabilità di gestire un locale, dal rapportarmi alle persone e dissetare le loro richieste. Erano paure portatrici beffarde di un’ansia e di un’angoscia che insinuavano in me il timore di non essere in grado di adempiere al compito.
Il consiglio che sento di dare ai ragazzi che si apprestano ad intraprendere quest’esperienza è proprio questo: non si può eliminare la paura, pertanto, vale la pena di godersela, perché rappresenta il motore capace di trainarvi verso la direzione giusta da seguire e perseguire per giungere a fare bene questo mestiere. Utilizzare la paura come motore, animati dalla consapevolezza che non si possono commettere errori e, pertanto, ergerla a campanello d’allarme per imparare dai propri sbagli, a fine serata, quando tutto si ferma.
Credo nella paura che accompagna “un nuovo inizio”, soprattutto quando si tratta dell’avvio di una nuova esperienza lavorativa. Quando non leggo paura negli occhi di una nuova leva, non mi fido: la mancanza di paura è sinonimo di inconsapevolezza di quello che si sta facendo, oltre che di irresponsabilità verso le proprie azioni.
Quindi, il mio consiglio è: “non abbiate paura della paura”. Non cercate di domarla, né di raggirarla cercando scorciatoie, imparate a seguirla.
Ancora oggi, a dispetto degli anni trascorsi, ci sono momenti in cui ho paura. Quelle sono le circostanze in cui metto in discussione il mio lavoro, ma sono anche gli attimi che, in qualche modo, mi esortano a migliorare, a migliorarmi, nonostante la paura, quella paura, sappia portarmi proprio lì: esattamente dove non vorrei andare.
Quindi, sperimentare quello che ignoriamo, piuttosto che cullarci nel confortevole e sicuro cuscino imbottito da quello che conosciamo: quando si diventa bravi a fare qualcosa, nella vita e nel lavoro, quello è il momento in cui dobbiamo tendere le braccia al cambiamento ed imboccare la strada che conduce verso ciò di cui non si è sicuri. Questo, almeno, è il mio modo di percepire e vivere la vita, così come questa professione.
In bocca al lupo, ragazzi!