‘O canestaro, detto anche spurtaro, era l’artigiano che fabbricava cesti e oggetti di paglia.
Girava per i vicoli della città per vendere i suoi prodotti e attirava la clientela con slogan quali “Tengo ‘a Canesta e ‘a panarella”, “‘O ventaglio p’ ‘a furnacella”, “‘A scopa e ‘o scupillo”.
Con pazienza e perizia, ‘o spurtaro, col coltello affilato tagliava da rami teneri, rametti che sapientemente intrecciava. Portava quindi ovunque con se gli utensili per procedere nella lavorazione, si poneva accovacciato su un tufo o su uno scalino e lavorava per costruire.
Quando poteva, ‘o canestraro lavorava nei pressi di una fontanina per dissetarsi durante la lunga preparazione del prodotto.
Per il suo lavoro, oltre ai rametti, prelevava i fili di grano rimasti sulla terra raccolte dopo la mietitura e, selezionato lo stelo dalle spighe, rimuoveva l’involucro esterno e metteva a bagno; quando queste parti erano impregnate di acqua, e quindi umide al punto da renderle flessibili, procedeva alla costruzione della sporta o del canestro, di qualunque dimensione. A volte venivano impiegate canne molto sottili o steli di vimini, utilizzando nella costruzione comunque la stessa procedura.
Costruiva così sporte, sportoni, spaselle, ceste, tappetini, la struttura che serviva ad impagliare fiaschi e damigiane di vetro o i cosiddetti panari, cesti con manico legato ad una corda che venivano utilizzati per lo più per tirare su e giù dai balconi la spesa o le merci comprate da qualche ambulante risparmiando la fatica delle scale.
Le sporte più grandi, venivano utilizzati dalle donne, in genere dalle Lavannare, per mettere la biancheria da stendere e quella asciutta, e più in generale per il trasporto.