Gabriele è un bimbo di tre anni nato con la Sindrome di Down. Come molti altri bambini frequenta dal 2013 un asilo nido. A differenza di tanti, però, lo fa tra mille difficoltà, perché la sua scuola non gli garantisce con continuità il servizio di assistenza che gli spetterebbe di diritto.
Questo l’appello lanciato dalla mamma di Gabriele:
“Mio figlio Gabriele ha compiuto da poco tre anni. E’ un bimbo simpatico, socievole e pieno di vita. E’ nato con gli occhi spalancati sul mondo, con la curiosità di vedere e di fare che lo contraddistingue. Gabriele è nato con la Sindrome di Down, ma quel cromosoma in più, non è e non deve essere un limite alle sue infinite potenzialità, a tutto ciò che può e potrà fare nella sua vita.
Nel 2013 abbiamo inserito Gabriele in un nido convenzionato di Roma. Nei nidi pubblici, l’educatore aggiunto è scelto in base ad una graduatoria, tuttavia la risorsa individuata non necessariamente ha maturato specifiche competenze (formative e professionali) nella gestione dei bisogni e delle difficoltà del bambino diversamente abile. Ecco il primo paradosso. Molti giustificano tale mancanza con il fatto che stiamo parlando di nido, non di “scuola”, per cui non sono “necessarie” competenze specifiche; il bambino semplicemente deve essere accudito e giocare. Ma è proprio al nido che fino ai tre anni, il bambino scopre gli altri, il sé, esplora il mondo che lo circonda, comincia a relazionarsi con le persone, con le cose, con le prime attività. E non sempre tutto questo è semplice come appare.
Dunque alla fine abbiamo optato per un nido convenzionato al quale viene, al contrario, data facoltà di scegliere direttamente l’educatore aggiunto, e quindi una risorsa preparata a supporto del bambino, dell’educatrice curriculare e della famiglia, in un percorso di integrazione scolastica. Risorsa pagata dal Comune. Il primo anno viene inserita una persona molto qualificata, che in un clima di collaborazione costante con le colleghe e la famiglia, porta avanti un progetto di inserimento, di socializzazione, di gestione delle emozioni… meraviglioso.
Il nido conferma il rinnovo per il secondo anno, poi successivamente, dopo che noi avevamo confermato la presenza del bambino, “cambia idea” inserendo una persona, che pur avendo la qualifica di educatrice, non ha certo l’esperienza della risorsa dell’anno precedente. Tutto questo ci viene giustificato adducendo una motivazione di “organizzazione interna del nido privato” (ricordo che è convenzionato, dunque offre un servizio pubblico!), sottolineando che nostro figlio non ha diritto per legge all’educatore specialistico. A questo punto vi invito a leggere la legge 104/92.
Naturalmente anche se la legge non lo prevedesse, cosa non vera, il nido aveva piena facoltà di confermare la risorsa qualificata dell’anno precedente, dando piena continuità didattica a nostro figlio. A gennaio il nido comunica un elenco di disagi del bambino… Pur se gli educatori assegnati al gruppo di Gabriele e la responsabile del nido, dichiarano nuovamente di non avere esperienza nel gestire le difficoltà di bambini diversamente abili, si rifiutano di accogliere la nostra richiesta di sostituzione dell’educatore aggiunto con educatore più qualificato che possa aiutare il bambino. A seguito dell’intervento del neuropsichiatra riusciamo ad inserire tale risorsa, ma a nostre spese, pur di garantire a nostro figlio il suo diritto alla piena integrazione.
Perché non cambiare scuola?
Molti si chiederanno… Il problema non è la scuola, il problema è un sistema esteso a tutte le scuole. Se sei fortunato tuo figlio viene seguito da educatrici preparate, altrimenti no. Il fatto è che non si parla di fortuna, si parla di coscienza, di buon senso e di sana scuola.
Per questo siamo a chiedere la modifica della convenzione con i nidi convenzionati, da parte di Roma Capitale, lì dove l’educatore assegnato al bambino, “deve aver maturato significativa e esplicita formazione e esperienza professionale nella gestione dei bisogni specifici del bambino diversamente abile, presente nel gruppo, cui viene assegnato.”
Vi invitiamo tutti, dunque, a firmare la loro Campagna, che può e deve diventare anche la nostra, affinché situazioni di questo tipo non si ripetano in futuro, affinché i nostri bambini siano realmente tutelati nel loro pieno diritto all’integrazione scolastica!