Incalzano sole ed afa all’ombra del Vesuvio e anche se il calendario attesta che dobbiamo attendere il 21 giugno per dare “ufficialmente” il benvenuto all’estate, l’incontenibile voglia di mare e relax è già esplosa.
Così spiagge e lidi si animano di bagnanti e “lucertole umane” pronte a fare il pieno di raggi X e profumo di salsedine.
È così che con il sopraggiungere dei giorni più caldi dell’anno, riapre i battenti anche il lido improvvisato più affollato, longevo e famoso di Napoli: Mappatella beach.
Nel fazzoletto di spiaggia adiacente alla Rotonda Diaz si raggomitola un autentico formicaio umano, pronto a tuffarsi nelle tutt’altro che cristalline acque del lungomare Caracciolo pur di soddisfare quel bisogno di refrigerio sortito dall’assediante morsa dell’afa.
“Il mare di chi non ha niente”: potrebbe definirsi così il lido Mappatella.
Carni in bella mostra lungo le più “nobili” vie cittadine: e questo, in primis, fa storcere il naso a chi ne fa una questione di decoro, soprattutto in virtù del fatto che le strade si trasformano in passerelle da ricalcare in bikini e disabbiglio, oltre che di cattivo gusto, per effetto dei residui del post- pic nic che grondano sulla sabbia e per strada.
Tuttavia, la questione è ben più articolata e delicata di quanto appare.
Il problema di maggiore rilievo è legato alla sicurezza e all’incolumità degli stessi bagnanti.
In tal senso, quanto accaduto il 29 luglio dello scorso anno, personifica l’emblema della suddetta criticità.
Ivan non sapeva nuotare, ma volle comunque concedersi il piacere di un tuffo. Una leggerezza che si rivelò fatale per l’adolescente.
L’assenza di personale addetto al salvataggio e capace di praticare manovre di primo soccorso ha completato l’opera.
Una tragedia. Immensa, atroce, che consegna rabbia e desolazione. E che non può e non deve ripetersi ed è bene rispolverare in concomitanza con l’incipit di una nuova stagione estiva.