Anneliese Marie Frank, ricordata come Anna Frank, nacque a Francoforte sul Meno (Germania) il 12 giugno 1929.
Scrittrice ebrea tedesca, divenuta un simbolo della Shoah per il suo diario scritto nel periodo in cui lei e la sua famiglia si nascondevano dai nazisti, e per la sua tragica morte nel campo di concentramento di Bergen-Belsen.
Visse parte della sua vita ad Amsterdam nei Paesi Bassi, dove la famiglia si era rifugiata dopo l’ascesa al potere dei nazisti in Germania. Fu privata della cittadinanza tedesca nel 1935, divenendo così apolide e nel proprio diario scrisse che ormai si sentiva olandese e che dopo la guerra avrebbe voluto ottenere la cittadinanza dei Paesi Bassi, Paese nel quale era cresciuta.
Il 12 giugno 2015, Anna Frank avrebbe compiuto 86 anni. Per festeggiare questa ricorrenza, vogliamo ricordare l’importanza dei messaggi trasmessi nel suo Diario giorno per giorno, dal lunedì 15 giugno 1942 al 1 agosto del 1944, giorni in cui una ragazza olandese, poco più che bambina di tredici anni, registra in un grosso quaderno la sua scoperta del mondo: angosce, illusioni, sogni e speranze rivelate a una immaginaria amica di nome Kitty. E’ un’anima, questa della piccola Anna, che sboccia alla vita e all’amore nel buio di un nascondiglio, in una ovattata prigione familiare, braccata insieme ai suoi cari dalle SS germaniche, murata viva nei pochi metri quadrati dell’ “alloggio segreto“.
E mentre fuori la guerra divampa in tutto il suo furore, due famiglie, i Frank e i Van Daan, convivono qui unite da uno spaventoso destino, leggendo e litigando, pregando e imprecando, ascoltando i bollettini radio con l’orecchio sempre teso a ogni rumore esterno.
Proprio in questo clima nascono i singolari appunti di Anna: “Non ho affatto intenzione di far leggere ad altri questo quaderno rilegato di cartone” ella scrisse all’inizio del diario. Non poteva immaginare certo, che quelle paginette fitte di una minuta scrittura sarebbero non solo scampate al saccheggio della polizia, ma sarebbero fortunatamente rimaste a noi come un documento vivo e impressionante, un barlume di poesia in mezzo all’orrore di un mondo spietato e selvaggio.
E’ in questo contesto che Anna è venuta a trovarsi con i suoi propri problemi di ragazzina che cresce e che si trasforma inevitabilmente, sentendosi soffocare fra la mancanza d’aria libera e i monotoni discorsi d’adulti; sentendosi incompresa e abbandonata a se stessa, con la sua paura e la noia. Il diario, che diventerà memoria storica di quel periodo, per lei fungeva da scappatoia. Talvolta, nei suoi scritti, si lamenta con quella voluttà di lamentarsi che è propria degli adolescenti, criticando aspramente i sistemi di educazione dei suoi (“non mi trattano mai in modo uguale“). Ora è in rotta con i suoi e con gli altri abitanti dell’ “alloggio segreto“, le sembra di odiare sua madre e ne è stupefatta, ora, di nuovo docile e allegra, di colpo, riconciliata con l’esistenza, torna a far parte della piccola comunità e il suo diario è di nuovo fedele cronaca quotidiana, il Diario insomma è il giornale di bordo di questa nave immobile nel centro di Amsterdam, che naufraga lentamente senza saperlo.
“E’ un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità.”
Così scrive Anna, pochi giorni prima che i tedeschi irrompano nel suo nascondiglio; e sono parole come queste,che fanno del suo diario qualcosa di più d’un semplice documento umano; sono pagine come queste che riscattano la pietosa emozione donataci dall’immagine di questa ragazzina, dall’immaginare il suono della sua voce non ancora da donna, voce troppo presto azzittita. Di questa voce, noi serbiamo nella memoria la vibrazione fiduciosa e serena, la bontà coraggiosa, e la testimonianza del suo Diario che ha superato di gran lunga la morte.