Ponticelli è famosa soprattutto e principalmente per gli intrecci camorristici che tende ad ospitare con frequente ed esponenziale incidenza.
Il parco Merola di Ponticelli è diventato “famoso” perché, a sua volta, ospita la prima opera di street art realizzata su facciata a Napoli.
“Ael. Tutt’ egual’ song’ e criature”: questo il titolo dell’opera realizzata da Jorit Agoch.
Alle spalle di quell’opera giace la carcassa di quello che vorrebbe riproporsi di essere un campo di calcio per bambini.
Un ammasso di cemento armato, dissestato e scalfito da innumerevoli crepe e buche, all’estremità del quale spuntano i residui di quelle che un tempo erano delle porte di calcio. Oggi, ridotte ad arrugginiti e temibili uncini di ferro. Intorno: il degrado e la solitudine peculiari dell’abbandono.
Il parco Merola è un piccolo e fatiscente frammento di mondo abbandonato a sé stesso: via Merola è una strada a doppio senso di marcia che, dalla parte opposta, costeggia la villa comunale. Irraggiungibile a piedi per i residenti del parco.
Di lì non passano autobus di linea, da lì, a piedi, non ci si può recare in nessun posto. Ragion per cui, quei bambini, i bambini del parco Merola, vivono in un regime di rassegnato isolamento, contemplando un campo di calcio in cemento che non legittima neanche il sogno di veder germogliare dell’erba utile ad alleviare le contusioni, quelle che nascono anche dal più blando impatto con quell’infimo teatro di gioco, trasformando il “gioco” in “dolore”.
Basterebbe poco, molto poco, per incastonare un brandello di riscatto in quel parco, tra quei bambini, che hanno il diritto di crescere come tutti i bambini: studiando, giocando, senza lividi né privazioni.
Un campo di calcio, qualche giostra, un servizio navetta che prelevi i bambini dalle palazzine limitrofe per portarli lì, a ridosso di quel disegno che rivendica e predica uguaglianza, affinché quel raccoglitore di emarginazione ed abbandono diventi un punto di ritrovo per i bambini della zona ed anche per tutti quelli che dalle altre periferie avranno voglia di convergere in quell’”isola verde”. Finalmente verde.
No, non deve essere un sogno utopistico. Questi bambini non avanzano richieste eccessive, rivendicano il loro diritto all’infanzia, il loro desiderio di essere bambini.
I bambini del parco Merola vogliono studiare e giocare.
Già. Quei bambini sanno che lo studio è un’opportunità cruciale per costruire un futuro migliore e non vogliono privarsene: mi hanno chiesto di supportarli in questo cammino e di avvicinarli sempre e sempre di più alla cultura, per imparare a scrivere e parlare “come fanno i giornalisti”, per crescere nel nome delle “cose belle” e non essere costretti a ricercare in quelle “brutte” l’unica alternativa offerta dal territorio.
Con la stessa sostenuta e bisognosa fermezza, chiedono un campo di calcio in grado di accogliere “i giochi da bambini”. Istituire una simile, piccola, ma grande opportunità in quel contesto, potrebbe davvero apportare il cambiamento utile ad “invertire la rotta” ed inculcare valori sani ed educativi in quei barlumi di acerbe vite. Ed è preciso ed imprescindibile compito delle istituzioni conferire concretezza a questa richiesta.
Volere è potere e chi detiene il potere ha il dovere di dimostrare con i fatti che “tutt’ egual’ song’ e criature”.
Questo l’appello alle istituzioni da parte dei bambini del parco Merola:
“Noi siamo il parco Merola, noi abbiamo un campo di calcio (chiamiamolo campetto). Noi vorremmo un campo per giocare meglio. La nostra richiesta è: di farci un campo con l’erbetta sintetica perché abbiamo un campo con il cemento e quando cadiamo ci facciamo male e abbiamo anche paura di giocare. Vorremmo le porte, però “delle belle porte” e le strisce per terra. Comunque in poche parole vorremmo un campo buono per giocare sia noi ma anche gli altri bambini, ma non lo possono fare perché hanno paura che si fanno male. Dopo con chi se la prendono?
Questa è la nostra richiesta!
È importante che offriamo il campo perché i bambini invece di fare i guai potrebbero avere uno sfogo col calcio.
Noi siamo:
Antonio Concilio jr
Marco Caruso
Francesco Verdicchio
Emanuele Bile Pio
Francesco Milone”