Ennesima giornata di passione quella di ieri al largo delle coste della Libia: almeno 15 carrette del mare con a bordo circa 3000 immigrati, secondo le stime della Marina britannica, sono state raggiunte e soccorse.
Notizia confermata anche da una precisa dichiarazione di Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati.
Nuovamente, migliaia di uomini, donne e bambini in pericolo di vita pur di fuggire dall’inferno dei loro Paesi di origine sono stati salvati dallo sforzo congiunto delle navi della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e della Marina Militare Italiana, delle navi della Marina militare tedesca Hessen e Berlin e della nave Le Eithne appartenente alla Marina militare irlandese.
L’emergenza non è destinata a fermarsi: secondo fonti dell’Intelligence britannica sarebbero circa mezzo milione le persone radunate sulle coste libiche in attesa di nuovi imbarchi. Maggiore cautela ha espresso a riguardo Federico Fossi dell’UNHCR, dichiarando: “È importante non creare allarmismi: se i numeri non sono verificabili è il caso di prestare attenzione”.
Il tutto accade a una settimana dal Consiglio dei ministri degli affari Interni dell’Unione Europea che sarà chiamato a decidere del piano di redistribuzione dei migranti di cui si parla già dallo scorso aprile.
Il 15 giugno, infatti, i ministri dell’UE si riuniranno in consiglio per discutere su come applicare la cosiddetta Agenda europea dell’immigrazione, istituita il 13 maggio scorso, che prevede la creazione di un sistema temporaneo di quote per distribuire tra i 28 paesi dell’Unione i richiedenti asilo che già si trovano nell’Ue e di un meccanismo per assorbire 20mila rifugiati dei Paesi terzi.
Nello specifico, all’Italia spetterebbe una quota dell’11,84% dei profughi già arrivati in Europa e sarebbe esonerata dal dover accogliere nuovi profughi, come precisò Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue per la politica estera.
Proprio mentre dalle ale più moderate della politica italiana arriva l’invito a non parlare degli immigrati in termini di “quote” da “distribuire” come si trattasse di pacchi, dall’altro lato arrivano le parole di chiusura del Presidente della regione Lombardia Roberto Maroni: “Ho deciso di scrivere una lettera ai Prefetti per diffidarli dal portare qui in Lombardia nuovi clandestini e ho deciso di scrivere ai sindaci per dirgli di rifiutarsi di prenderli, mentre ai sindaci che dovessero accoglierli ridurremo i trasferimenti di fondi regionali, come disincentivo, perché non devono farlo e chi lo fa, violando la legge, subirà questa conseguenza”.
Il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico ritiene inaccettabili le parole di Maroni in tema di immigrazione: “L’intervento di Maroni è del tutto illegittimo, soprattutto da parte di un presidente di una grande regione e di una persona che è stata ministro dell’Interno di questa Repubblica che ha gestito un’emergenza immigrazione imponendo la presenza di immigrati nei diversi territori”.
A maggior ragione che, stando ai dati diffusi dal Viminale aggiornati al 6 maggio, la regione Lombardia e le regioni del centro Nord Italia in generale sono quelle meno impegnate attualmente in termini di accoglienza degli immigrati: un terzo di essi, minori esclusi, è accolto infatti in Sicilia e Lazio.
Conclude il viceministro dell’Interno Bubbico: “Le singole regioni hanno compiti, prerogative, responsabilità importanti pari a quelle dello Stato.
Il problema dobbiamo risolverlo alla radice: bloccare le partenze, ma fino a quando ci sono, sino a quando le persone rischiano di morire in mare noi abbiamo il dovere di salvarle e di aiutarle”.
Dunque, le decisioni sul da farsi restano attualmente in stand by fino al prossimo 15 giugno, data in cui si riunirà l’Unione Europea per il vertice sull’immigrazione che coinvolgerà i ministri degli Interni dei paesi membri.