È il giorno dell’appuntamento più complesso e delicato con quello che verrà tramandato ai posteri come il cecchino più efferato della storia partenopea, per i tre specialisti in psichiatria che, stamani, a Poggioreale, incontreranno proprio lui, Giulio Murolo, l’uomo della strage di Secondigliano, per dare luogo al primo degli incontri necessari per giungere a stilare una perizia psichiatrica oculata, certosina, inconfutabile attendibile.
Spetta a loro, ai tre specialisti in psichiatria che si recheranno nella cella dell’infermiere appassionato di caccia che nel corso di un venerdì pomeriggio qualunque, ha tramutato quella passione in perversione, generando quattro morti e sei feriti, utilizzando quelle stesse armi che deteneva in casa, stabilire le motivazione alla base di quella folle condotta.
Questa la prima mossa finalizzata ad accertare le condizioni di salute di Murolo, ma anche la sua capacità di intendere al momento della sparatoria. Tecnicamente si tratta di una richiesta di visita medica, giustificata per le condizioni di salute ritenute dalla difesa «precarie», una mossa che dovrebbe preludere anche a un abbozzo di perizia sulle sue capacità di intendere e volere, sia allo stato attuale, sia al momento della strage. In campo, una vera e propria equipe medica, capitanata dal professore Francesco Bruno (conosciuto per la sua esperienza da criminologo), la sua collega storica Chiara Biagini, e Tiziana Salvati, quest’ultima dirigente dell’opg di Napoli ed esperta in psicodiagnostica.
La lucidità trapelata dalle gesta di Murolo, la cinica freddezza con la quale ha più volte inferto colpi d’arma da fuoco contro bersagli umani, non lascia spazio ai dubbi in merito alla capacità d’intendere da parte dell’uomo. Di contro, si fatica davvero a concepire come un essere umano, munito di cognizione di causa, possa disseminare orrore e morte con tanta efferata disinvoltura.
Spetterà agli esperti stabilire da quale parte pende l’ago della bilancia. È loro preciso compito tentare, quantomeno, di ricercare un senso in una delle azioni criminali più illogiche e spietate della storia napoletana.