Un colpo di pistola che ha spento per sempre la voce di Mario Piccolino, l’avvocato penalista 71enne, impegnato in una strenua battaglia contro la mafia, insediatasi in quella che viene sempre più spesso definita “la Svizzera dei Casalesi”. Piccolino, ormai in pensione, aveva dedicato il resto della sua esistenza alla gestione del blog freevillage.it, costellato di articoli di denuncia contro le mafie, nel quale sono narrate le realtà politiche, cittadine e provinciali del sud pontino.
Una battaglia che gli è costata a vita. Atti intimidatori consumatisi nel corso degli anni, avevano lasciato presagire la presenza dell’avvocato nel mirino della malavita. Già nel 2009 Piccolino era stato aggredito presso il proprio studio, in via della Conca, a colpi di cric in testa. Per l’aggressione fu sottoposto a inchiesta Angelo Bardellino, esponente di una nota famiglia legata alla camorra.
Qualche anno più tardi, nel 2012, furono trovate teste mozzate e viscere di pesce all’esterno dell’abitazione dell’avvocato, una vera e propria minaccia a pieno stampo camorristico. Intimidazioni che non hanno arrestato la sete di giustizia di Piccolino, il quale ha proseguito imperterrito nella sua temeraria corsa verso la legalità.
Una parabola che si è conclusa nel peggiore dei modi, lo scorso 29 maggio nello studio legale dell’avvocato, divenuto il teatro di una feroce e drammatica fine. Secondo quanto testimoniato dal giovane professionista, che esercita presso lo studio di Piccolino, il killer, giunto presso l’ufficio intorno alle 17.00, si sarebbe spacciato per un cliente della vittima. A seguito di una breve discussione, al termine della quale l’avvocato avrebbe affermato “Io non ti conosco“, l’omicida avrebbe esploso l’unico e fatale colpo di pistola, che avrebbe colpito il 71enne in fronte, uccidendolo sul colpo. Un gesto efferato che non sembrerebbe aver alterato il giovane killer, il quale, vestito di un paio di bermuda a stampa militare, avrebbe abbandonato lo studio, impugnando ancora la pistola, compatibile con il tipo di arma dato in dotazione alle Forze dell’Ordine.
“Era una persona di squisita dolcezza, di grande cultura e di estrema bontà. Un uomo con principi sani e con un forte senso di responsabilità e di legalità. Un omicidio questo che ha sconvolto la mia città dove mai si era verificato un fatto di una gravità simile. Mi sento di escludere che Mario Piccolino possa essere stato ucciso per un tentativo di rapina. Era una persona che non navigava nell’oro, pur avendo avuto una fulgida carriera“, queste le parole del Sindaco di Formia, Sandro Bartolomeo, il quale ha convocato un consiglio comunale straordinario incentrato sul tema della legalità, tenutosi nella mattinata dello scorso 30 maggio.
A prenderne parte i sindaci di Minturno, Castelforte, Gaeta e Itri e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sessa Amici. “Stiamo facendo, come amministrazione, una lotta sulle sale con slot machine e Mario Piccolino era molto attento a queste cose sul suo blog. Ci sono tante piste, ma in ogni caso escludo il movente personale, sia per la modalità dell’esecuzione, fredda, in pieno giorno e con volto scoperto, sia per il carattere della vittima, che conoscevo molto bene. Un rompiscatole, non c’è dubbio, ma uno spirito libero che non si fermava di fronte a nulla“, ha ancora dichiarato Bartolomeo, che si è dichiarato sconcertato dal “Salto di qualità“, che si è spinto finanche all’omicidio, ” come se ci avessero detto ‘possiamo fare quello che vogliamo’“.
L’efferatezza dell’omicidio, la fermezza dello stesso killer non lasciano dubbi sull’origine mafiosa del gesto, il coordinamento delle cui indagini è stato trasferito dalla Procura di Cassino alla Direzione distrettuale antimafia di Roma, sotto la guida del procuratore Giuseppe Pignatone.
Una battaglia che sembra non mostrare alcun spiraglio di luce, quella combattuta contro la malavita. Il nome di Mario Piccolino si aggiunge in calce ad un interminabile, lugubre elenco di identità, cancellate dal terribile flagello della mafia.