Il 1957 è l’anno in cui, Domenico Modugno, sancisce ufficialmente, il suo legame con la canzone napoletana.
L’ispirazione partenopea darà al futuro Mimmo Nazionale, le più grandi soddisfazioni. Scriverà infatti quattro bellissime canzoni napoletane: Resta cu’ mme, Lazzarella, Strada ‘nfosa e ‘O ccafè; una sorta preludio alla sua esplosione dell’anno seguente con Nel blu dipinto di blu.
Resta cu’ mme rimane in assoluto una delle più belle canzoni napoletane scritte da Modugno, seconda forse solo a Tu si ‘na cosa grande.
Il testo è di Dino Verde – autore anche dei versi di Piove (Ciao ciao bambina).
Resta cu’ mme è una struggente supplica fatta alla donna amata, l’implorazione a restare assieme nonostante tutto e tutti.
A proposito di questo testo: il riferimento alla perdita della verginità contenuto nel verso
Nu’ me ‘mporta dô passato, nu’ me ‘mporta ‘e chi t’ha avuto
sarà ritenuto scandaloso dalla censura dell’epoca. Ragione per cui, la Rai non risparmierà questa composizione appassionata, imponendo che lo stesso venga sostituito col più casto
Nu’ me ‘mporta si ‘o passato, sulo lagreme m’ha dato
La stessa censura, che modificherà definitivamente, il testo e il significato, della canzone Lazzarella.
Il brano viene reinterpretato decide di volte da Roberto Murolo, Lina Sastri, Nicola Arigliano, Marcella, Ornella Vanoni, Renzo Arbore, che la traduce in inglese, “Stay here with me”.
La canzone attraversa cinquant’anni e resta immutata, censurata, leggera e candida. Fino a quando ne prende il possesso lei, la grande, unica ed inimitabile Mina.
Nel 2001, Mina inserisce Resta cu’ mme, nel suo album Sconcerto, registrato qualche anno prima. Forse è questa la “goccia che fa traboccare” l’album, che infatti viene finalmente pubblicato.
La versione di Mina è un lavoro di ri-purificazione rispetto alla versione originale: registrata dal vivo con i suoi musicisti preferiti è una perla jam.
Con spirito libero e anarchico, cantando e modificando istintivamente lo stile dell’autore, così da recuperare l’anima della canzone di Modugno.
Mina va oltre il recupero filologico del testo, impegnandosi a dare voce alla donna col passato, riesce a ridare vita alla passione e all’amore contenuti originariamente nella canzone.
Il risultato è un jazz minesco, dall’atmosfera intima e profonda, che esalta lo standard mediterraneo della canzone napoletana, ma lo purifica dal dramma. Lì dove Domenico urlava al cielo con le braccia allargate, Mina sussurra, calma, placa.
L’omonimia in musica, non è un fatto nuovo, spesso succede che due canzoni, scritte in tempi diversi, con significati e storie altrettanto diverse, portino però lo stesso titolo o quasi.
Pino Daniele pubblica Resta…Resta cu’ mmè nel 1995 con il suo album di grande successo Non calpestare i fiori nel deserto.
L’album venne molto apprezzato tanto dal pubblico (fu più venduto in Italia con oltre 800.000 copie vendute solo nel 1995) quanto dalla critica, che lo riconobbe come miglior album dell’anno assegnandogli la Targa Tenco a Sanremo.
Il brano, composto interamente dal cantautore napoletano, ha sonorità pop e blues e nel testo mescola italiano, inglese e dialetto napoletano in una fusione di grande intensità ed efficacia.
Le parole sembrano raccontare l’incontro tra un ragazzo napoletano e una ragazza straniera di passaggio che sta per andare via, alla quale lui chiede di non partire, anche se in realtà nel suo cuore lei è già rimasta.